giovedì 29 novembre 2012

INCIDENTE A RENDE. Prova di inefficienza della Sanità calabrese

di BRUNO GRECO

Ennesima prova di inefficienza dei servizi sanitari calabresi. Mentre i tavoli regionali dibattono sulla scelta dei leader e sui tagli alla Sanità, la gente rischia di morire per strada.

Un bruttissimo incidente su via Leonardo Da Vinci a Quattromiglia di Rende si è consumato ieri mattina intorno alle ore 11. Un anziano sulla settantina, alla guida della sua vespa, ha tamponato da tergo una fiat Multipla procurando alla vettura la rottura del lunotto. Il malcapitato è finito di conseguenza sul terreno, caduta che gli ha procurato la perdita del casco e una ferita sulla tempia sinistra.
Lo stesso è rimasto quindi disteso in stato di shock, con le gambe sul manubrio della propria vespa, al centro di una strada molto trafficata, percorsa in direzione sud dai rendesi che dall’interno intendono raggiungere Cosenza e in direzione est, dove si collega a viale Marconi, da chi deve prendere l’imbocco autostradale (Cosenza Nord) o raggiungere la vicina Università.

domenica 25 novembre 2012

PAROLE AL VENTO/10 - "Scosse"

Sognando, e nel sogno auspicando terremoti, si destò. La fronte imperlata di sudore, il cuore con un ritmo leggermente più accelerato del dovuto. Si guardò intorno e vide uno spazio sterminato davanti a sé, impossibile stabilire la giusta direzione dove guardare, verso cui incamminarsi. Non si perse d'animo, chiuse gli occhi e mosse il primo passo. Verso il vuoto. Un vuoto che non era poi tale. Incontrò una persona cara, intelligente e viva, almeno sulla carta, per quel che ricordava, che avanzava come uno zombie. Capì che qualcosa lo aveva rinsecchito, un rapporto povero forse, legato alle difficoltà della vita quotidiana. Non si lasciò distrarre e avanzò. Incrociò una bambina che cantava. Con forza, con passione, col cuore. Vide in lei la felicità, la spensieratezza di chi aveva un sogno che stava fiorendo tra le sue dita. Si emozionò, di quell'emozione fatta di compiacimento, nostalgia e invidia. Si girò dall'altro lato e proseguì oltre. Si fermò appena in tempo per non cadere in quella voragine. Presa coscienza dello spazio, si sporse in avanti e osservò verso il fondo. Vide la massa delle tragedie umane, dei morti e dei feriti di guerra, dei delusi dalla vita, dei deceduti "bianchi", dei violentatori e dei violentati. Pianse lacrime amare, ma non si lasciò bloccare e intrepido costruì una passerella e attraversò quella cloaca pestilenziale. Giunse in una radura, fiori dappertutto. Ma erano fiori strani, di diverse specie che non aveva mai visto, delle quali non immaginava l'esistenza. Alcuni di essi al posto dei petali avevano dei libri, con tutte le storie che fino ad allora erano state scritte. Si tuffò in quelle letture ma presto ne fu distratto. Il fiore accanto, infatti, era di un'altra tipologia, era a forma di juke-box e da questo si poteva accedere all'intero scibile musicale. In quell'estasi il suo sguardo si posò su un particolare fiore dai cui petali pendolavano tante, tante donne. Come cariatidi reggevano tutte le possibili rappresentazioni dell'amore, della lussuria e della macabra passione, tutte le vie percorribili per il perfettto connubio e per la perdizione. In alcune di esse riconobbe le sue storie, gli angeli che lo avevano elevato a dio e le arpie che lo avevano fatto sprofondare nel più profondo delle tenebre. Per ultimo vide un fiore particolare. Tutte le sue superfici erano ricoperte da specchi e in essi ci si poteva riflettere alla perfezione. Vide il suo volto, ma non in maniera nitida, perché quel fiore si ostinava a non voler star fermo. Il tremolio era incessante e alzando lo sguardo si accorse che anche tutti gli altri vibravano in un fremito senza posa, e anche lui stesso, a prestare bene attenzione, era instabile come un ramo al vento. E allora capì. Il terremoto che aveva sognato e che nel sogno aveva auspicato era in atto. Era sempre stato in atto. Era il terremoto delle sue emozioni, che si trasmetteva al mondo circostante e lo faceva ballare, in una danza poco piacevole a primo impatto, ma incontrollabile e coinvolgente. Si lasciò trasportare, si abbandonò a quel movimento, consapevole che quella era la vita, era ciò che amava e rifiutava, era le due faccie della medaglia per cui avrebbe continuato, malgrado tutto, a gareggiare.

a. t.