di
ANDREA TRAPASSO
COSENZA
- «Se non fai parte della soluzione fai parte del problema». Una preghiera
finale, quasi un monito affinché ciascuno di noi rifletta sul ruolo che l’uomo
ha nel mondo e su quanto dalla sua azione dipenda la distruzione o meno del
pianeta che abitiamo. È con questa frase che si è concluso lo spettacolo di
Giobbe Covatta al Lungofiume Boulevard di Cosenza, per un sabato sera
all’insegna delle risate travolgenti ma anche di una spietata autocritica su
quello che l’essere umano e la società sono diventati oggi, negli anni Duemila.
E in quella frase, in cui il comico napoletano abbandona l’ironia e la verve
comica che avevano caratterizzato l’ora e mezza di monologo per essere
direttamente incisivo, sta racchiusa l’essenza di tutto lo spettacolo che ha
richiamato in riva al Crati centinaia di spettatori.
Diversamente
da quanto preannunciato, nella versione cosentina del “Recital” di Covatta, c’è
poca Africa, quello che è uno degli argomenti più cari all’artista partenopeo.
Il filo conduttore è invece quello del riscaldamento globale e della
distruzione del pianeta, problematica non di poca importanza al giorno d’oggi.
È intorno a questo tema che Covatta ha deciso di proporre la sua arguta analisi
dell’uomo di oggi, tracciando un profilo a 360 gradi della società moderna. Il
tutto senza abbandonare la sua travolgente comicità, fatta di figure e
descrizioni grottesche, di situazioni esilaranti, di dialoghi simulati tra
personaggi, reali e non, la cui maschera di ilarità nasconde un volto fatto di meschinità e contraddizioni. Il tutto condito da un
linguaggio colorito, ma mai volgare, e della cadenza napoletana del comico che
già di per sé non può non strappare un sorriso. Nessuna sbavatura, nessun
“buco” nella lunga esposizione di
Covatta. Tutto funziona e si incastra alla perfezione. Il pubblico non
smette una attimo di ridere, gli applausi in corso d’opera non si contano.