giovedì 7 marzo 2013

"IL LIBRO CARTACEO? SARÀ SUPERATO" - L'intervista integrale ad Antonio Tombolini, il fondatore di Simplicissimus Book Farm





di ANDREA TRAPASSO

COSENZA –  Quando nel 2006 Antonio Tombolini decide di dare vita ufficialmente a Simplicissimus Book Farm, il processo di trasformazione del mondo editoriale è ancora in fase embrionale e seppur i venti che sferzano in fatto di digitale stiano iniziando a scuotere anche questo mondi, di ebook, di reader,  di biblioteche digitali e simili ancora si parla poco o niente. L’intuizione di Tombolini, dopo la ventennale esperienza editoriale,  fu quella di porsi la domanda che i fatti poi avrebbero confermato da lì a poco: non sarà che all’editoria libraria e periodica debba capitare quel che è già capitato alla musica con la transizione al digitale della sua fruizione?”.

Partendo dalla consapevolezza che con questa transazione al digitale nessun mestiere scompare ma letteralmente si trasforma, Simplicissimus si propone di aiutare tutti coloro  che vogliono aver parte al nuovo mercato dell’editoria digitale (autori, editori, professionisti, distributori, librerie, edicole, lettori) ad intraprendere con successo questa trasformazione, ad acquisire le nuove competenze che si rendono necessarie per svolgere quegli antichi e imperituri mestieri. Oggi, dopo se anni di attività, l’azienda è leader assoluto nel settore dell’editoria digitale, con pretese di espansione sui mercati esteri e di confronto con i grandi competitor internazionali. Il fondatore e amministratore di Simplicissimus Book Farm risponde alle nostre domande in occasione dell’Ebook Camp, evento promosso proprio dalla sua azienda.


La Calabria è la regione col più basso indice di lettura in Italia e con tra i più bassi livelli di informatizzazione. Perché avete scelto Cosenza come sede dell’Ebook Camp 2013?
«La scelta su Cosenza è ricaduta grazie all’apertura e all’impegno di Biblon, la giovane azienda calabrese che sempre di più si sta affermando nel settore dell’editoria digitale. Quando hanno partecipato alla scorsa edizione del Camp, a Loreto, hanno subito manifestato la volontà di intraprendere un cammino di collaborazione e noi siamo stati ben felici di accettare. Non avevo pensato alla cosa nell’ottica che lei mi dice. Ma effettivamente è uno spunto interessante. Chissà che l’Ebook Camp non rappresenti una sorta di “Crash test” proprio qui in un luogo dove il mercato è più difficile che in altri posti».

Il tema di quest’anno è “La scuola diventa digitale”. Un argomento importante ma anche spinoso, che trova ancora tanta ritrosia.
«Il digitale è un’occasione imperdibile che apre alla circolazione delle idee e della cultura. In particolare la scuola dovrebbe guardare a questa opportunità. Soprattutto in un’ottica di un risparmio per le famiglie e a una semplificazione nell’accessibilità al sapere. Tuttavia il mercato editoriale scolastico è protetto, chiuso, ostaggio degli editori che hanno i loro magazzini da smaltire e a cui va bene che i ragazzi continuino a studiare sui loro libri cartacei. Ma stiamo registrando l’apertura delle famiglie, costrette ogni anno a sborsare cifre spesso proibitive per l’acquisto dei testi scolasti».

E le istituzioni? Che ruolo giocano o dovrebbero giocare in tutto questo?
«Non sono molto ottimista in questo. Ogni volta assistiamo a leggi e normative ministeriali prese e poi si arenatesi in un nulla di fatto o che non riescono a superare quella chiusura di cui parlavo. Il cambiamento deve essere apportato dal basso, dunque. Coinvolgendo direttamente le scuola, che comunque hanno l’autonomia di sceglieri. In quest’ottica si pone il progetto di Simplicissimus».

In cosa consiste?
«Si tratta di un’applicazione web che consentirà ad ogni scuola di gestire un suo autonomo portale in cui verranno inseriti ad esempio dei contenuti didattici “adottati” da editori o addirittura autoprodotti, formando una sorta di kit didattico del quale la scuola gestirà autonomamente la vendito o il download avendo anche la possibilità di avere degli introiti»

In un discorso più generale, alla luce del boom digitale, che fine farà il tradizionale libro cartaceo?
«Io credo che il libro cartaceo sarà quello che oggi nella musica è il vinile, una sorta di oggetto da collezione. È un processo inevitabile, perché la filiera della carta non potrà più reggersi in pieri. Non solo in termini di impatto ambientale, ma anche economici, con gli editori di libri, ma anche di giornali, affossati da livelli di resi ormai ingestibili».

Con la sua azienda vi occupate anche di self-publishing. Ma non si tratta di una deriva dell’editoria di qualità e soprattutto non si perde il ruolo “selettivo” dell’editore?
«Non credo sia così, se si pensa che già ora chiunque può pubblicare qualsiasi cosa con i famosi editori a pagamento. Dare a tutti la possibilità di autopubblicarsi on line permette prima di tutto di farlo senza dover pagare cifre esorbitanti a questi stampatori, perché si supera la barriera dei costi di stampa, ma soprattutto si rende ancor più necessario il ruolo dell’editore. In questa marea di contenuti, sarà sempre e comunque l’editore, quello vero, a dover selezionare quelli di qualità e pensare a promuoverli».

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