di ANDREA TRAPASSO
COSENZA – Dall’Università della Calabria, passando da Telecom Italia, per giungere a Mailup, la piattaforma di email marketing più scelta in Italia per l'invio di email, newsletter e sms. Alla base, un software che permette di rendere i data center ecocompatibili, con un risparmio di energia elettrica che può variare dal 20 al 60%. Ecco sintetizzata la scalata di Eco4Cloud, startup creata da quattro giovani ricercatori dell’Unical che con il suo lavoro è sempre più vicina a rivoluzionare il mondo dei data center verso la frontiera della sostenibilità energetica, senza tuttavia intaccare, ma casomai migliorare, il livello di efficienza e di alta qualità delle prestazioni.Occorre intanto inquadrare l’argomento e il problema di discussione. In un mondo in cui tutto è ormai digitalizzato e le informazioni, i dati, le comunicazioni passano in bit attraverso pc e reti, il data center è una delle risorse più critiche di un’azienda che utilizzi le infrastrutture IT. Esso è letteralmente la “sala macchine” costituita dai diversi server, fisici e virtuali, che gestiscono il funzionamento delle reti informatiche e in cui confluiscono tutti i dati aziendali. Il boom della tecnologia IT ha portato alla diffusione esponenziale dei data center e la necessità, per le grandi aziende e compagnie, di dotarsi di strutture sempre più grandi. Il che ha fatto sorgere un altro problema: un enorme consumo di energia elettrica, con delle spese enormi e, di conseguenza, un enorme impatto ambientale in termini di emissioni di Co2. I dati sono eloquenti.
I data center sul pianeta consumano annualmente il 3% dell’energia elettrica utilizzata (la stessa percentuale usata dal settore aeronautico) pari a 120 miliardi di Kw/h, per una spesa quantificata in 10 miliardi di dollari e con 70 milioni di tonnellate di Co2 emesse. Per equilibrare tali emissioni è stato stimato servano 5.000.000 di ettari di foresta pluviale. In un’epoca di emergenza energetica quale quella in cui si trova la Terra, queste cifre rischiano di rappresentare un vero e proprio disastro.
Una soluzione alla limitazione di questi consumi, almeno nel settore dei data center, arriva dalla Calabria, dal ponte dell’Unical. Perché è proprio in questi termini che interviene Eco4Cloud. Come? I quattro giovanissimi ricercatori, osservando il comportamento delle formiche (i cui movimenti e la gestione della loro tana sono apparentemente senza strategia, ma in realtà basati su un rigido sistema di logica e di efficienza energetica) hanno messo a punto un software basato su un algoritmo in grado di intervenire sulla gestione dei data center limitandone gli sprechi, in media, del 35 %. Il funzionamento di Eco4Cloud si basa sull'assunto che in un data center si utilizzano un gran numero di server al di sotto delle loro potenzialità e che un server scarico consuma comunque circa il 70% dell’energia che consuma quando è a pieno carico. Il software interviene su questo aspetto: consolida il flusso di dati su il minore numero possibile di server, spegnendo o mettendo in stand-by, gli altri server superflui, abbattendo così il consumo di energia elettrica.
«Il vantaggio è anche un altro – spiega Raffaele Giordanelli, amministratore delegato di Eco4Cloud – quello che con il nostro software la gestione del data center è quasi del tutto automatizzata, con la conseguente riduzione dei costi di amministrazione, monitoraggio e aggiornamento». Un’intuizione, quella dei quattro giovani ricercatori calabresi, tanto semplice quanto innovativa e rivoluzionaria. E il successo non si è fatto attendere. Telecom Italia, che ha una bolletta energetica di circa 400 milioni di euro, ha subito deciso di sperimentare la soluzione della startup cosentina su un data center di bari (32 server). Il test pilota ha dato il verdetto: il 35% di risparmio energetico. «Ora stiamo definendo i dettagli dell’accordo commerciale» spiega soddisfatto Giordanelli.
Ma all’inizio di quest’anno un nuovo riconoscimento per Eco4Cloud. MailUp, una delle società leader di email marketing, con sede a Milano ma presente a livello internazionale con la controllata MailUp Inc di San Francisco, ha progettato Green Email Cloud, un data center ad alta densità ed efficienza energetica con espandibilità illimitata, in cui Eco4Cloud trova concreta applicazione. Si parte con un data center di Cremona (300/400 server) e l’iniziativa è finanziata dalla regione Lombardia.
«I nostri sforzi e i nostri sacrifici sono pian piano premiati – dice Giordanelli – ora l’obiettivo è quello di esportare il nostro progetto fuori dall’Italia, cominciando da Inghilterra e Stati Uniti». Negli occhi di Giordanelli sembrano quasi intravedersi la “F” di Facebook o la “G” di Google, colossi dell’It che utilizzano milioni e milioni di server. Dall’Unical al mondo, grandi e ambiziosi obiettivi, dunque, e le basi sembrano possibili. Perché quando si parla di eccellenza, pensare in grande si può. Anche in Calabria.
IL CAMMINO DI UN'ECCELLENZA TUTTA CALABRESE
Eco4Cloud, startup calabrese ospitata dal Technest, incubatore d’impresa dell’Unical, nasce sul finire del 2010 come progetto di ricerca del Cnr di Cosenza (Icar- Istituto di Calcolo e Reti ad Alte Prestazioni), grazie al lavoro di quattro giovani dalle grandi aspettative. Si tratta di Raffaele Giordanelli, Carlo Mastroianni, Agostino Forestiero e Giuseppe Papuzzo, ai quali si aggiungeranno in seguito Ivana Pellegrino (già amministratrice di un’azienda informatica di Cosenza) e Domenico Talia (direttore dell’Icar-Cnr). Essi decidono di applicare sul campo i loro studi sugli algoritmi bio-ispirati, elaborando un’intelligenza artificiale ispirata ai comportamenti osservabili in natura, che mira a rendere eco-sostenibili le infrastrutture informatiche.
E così inizia l'avventura. Nel 2011 la partecipazione e la premiazione alla StartCup Calabria, successivamente il successo al Working Capital di Telecom Italia, competendo con 2.139 idee di impresa. L'innovazione portata dal progetto Eco4Cloud suscita l'interesse delle grandi aziende e così nel 2012 due colossi dell'informatica, quali dPixel e Principia, decidono di investire nella startup calabrese, con un round seed di 300.000 euro. Al contempo si iniza una partnership con Cisco Systems Italia che è valsa la partecipazione congiunta a Smau 2012. L'iniziativa vale un grosso successo anche Oltreoceano: arriva il premio come "Best Data Center Infrastructure Solution" durante la conferenza sul cloud computing Up-Start 2012 a San Francisco. Nel 2013 Eco4cCoud ha raccolto un fondo da 1.500.000 euro da parte di Principia SGR per esportare il suo software all'estero.
Dalla Calabria quindi l'apertura al mondo. La cosa importante rimane sempre la valenza di un'idea e una mentalità in grado di andare ogni oltre difficoltà. «Fare impresa in Calabria è difficile – spiega il giovane ad di Eco4Cloud, Raffaele Giordanelli – il mercato è ristretto, occorre puntare quindi a idee che siano esportabili su un piano nazionale o addirittura mondiale». Naturalmente rimane il problema della "forza" economica, che per la maggior parte dei giovani resta comunque un limite invalicabile. In questo senso fondamentale è il supporto che deve dare il mondo dell'università, per permettere alle proprie eccellenze di poter osare, sviluppando i propri progetti. È proprio questo che, all'Unical, fa il Technest, l'incubatore d'impresa. «Le società qui ospitate, compresa la nostra – spiega Giordanelli – sono quasi tutte delle aziende spin-off dell'Università: utilizziamo le strutture messeci a disposizione e in cambio ripaghiamo con il lavoro che l'università stessa riversa su di noi». Un cammino a braccetto, quello tra mondo accademico e mondo d'impresa, che in altri paesi è un qualcosa di consueto, ma che qui in Italia stenta ancora ad affermarsi come percorso fondamentale per lo sviluppo di nuove idee.
«Grazie a questo sistema – ci illustra ancora Giordanelli – abbiamo avuto la possibilità di compiere dei passi che diversamente sarebbero stati economicamente impossibili. L'università – specifica – ha comunque da guadagnarci, perché nel momento in cui qualcosa di valido viene realizzato all'interno dell'Ateneo, questo diventa una vera vetrina per l'università stessa». Una vetrina quanto mai necessaria per l'Università della Calabria, che potrà così attirare studenti anche da altre regioni e colmare quest'ultimo gap che la separa dalle altre grandi università italiane.
Fonte: Il Quotidiano della Calabria
Nessun commento:
Posta un commento