giovedì 7 marzo 2013

VERSO UNA SCUOLA APERTA AL DIGITALE - A Cosenza la quarta edizione dell'Ebook Camp





di ANDREA TRAPASSO

COSENZA – È possibile avere una scuola aperta all’utilizzo delle nuove tecnologie? Una didattica che travalichi i limiti delle tradizionali forme, del cartaceo, degli zaini da 15 chili, delle centinaia d’euro che ogni anno le famiglie devono sborsare per i propri figli?  È un percorso lento, graduale, da molti osteggiato. Ma sì, è possibile. È questo che emerge dalla due giorni dell’Ebook Camp, la manifestazione sull’editoria digitale che è stata di scena, per la sua quarta edizione, nella città dei Bruzi lo scorso fine settimana e che ha visto la partecipazione addetti ai lavori e semplici appassionati, coinvolti nel sistema della “Bar Camp”, la non conferenza in cui tutti hanno potuto portare la propria testimonianza o la propria idea.

Organizzato da Simplicissimus Book Farm, azienda leader nella distribuzione di ebook, in collaborazione con Biblon, start up calabrese in forte espansione, l’Ebook Camp 2013 si è concentrato sul tema della scuola e sul suo rapporto con il digitale. Tra interventi in sala, contributi in videoconferenza, una diretta streaming che ha permesso di assistere all’evento da ogni parte d’Italia (50 connessi all’ora è stata la media delle due mezze giornate), e con i numerosissimi tweet riproposti in tempo reale, la discussione è stata accesa. Forse proprio perché particolarmente sentito il tema in questione. Colmare il gap tra il reale, dove il digitale è parte integrante della formazione e della crescita, dove i nuovi nati muovono i primi passi con un tablet o un iPad in mano, e la scuola che in questo senso sembra avere trent’anni di ritardo, si può. Occorre lottare, contro un sistema scolastico tenuto in ostaggio da editori e tipografi attaccati al cartaceo, contro istituzioni e amministrazioni che non riescono ad andare oltre queste pressioni, bypassare un vuoto normativo che in realtà vuoto non è.  «I provvedimenti vengono presi, ma poi  vengono ritirati o semplicemente non applicati. È una vera e propria tela di Penelope» spiega Giovanna Russo  di Biblon. Ed ecco la necessità di “educare al digitale”, di farne capire le potenzialità, i benefici in termini di una maggiore libertà di accesso al sapere, di una cultura che sia condivisa e cooperativa. Ma anche benefici economici, per le famiglie, per le scuole stesse, e pure per gli editori, i primi a essere restii ad aprirsi a questa nuova forma del loro mestiere e per i quali necessita ancor di più questa forma di “educazione”.  Nell’ottica della difficoltà di un’evoluzione del rapporto scuola-digitale che proceda dall’”alto verso il basso”, i primi spiragli di cambiamento si vedono in senso opposto. Rivoluzionario, in tal senso, il progetto illustrato da Antonio Tombolini, fondatore a ad di Simplicissimus. L’idea è quella di fornire gratuitamente alle scuole un’applicazione web che consentirà di gestire un loro autonomo portale in cui inserire i contenuti didattici “adottati” da editori ma anche quelli autoprodotti dalla scuola stessa e dagli insegnanti. Una sorta di kit didattico del quale la scuola, in autonomia, avrà la possibilità di vendita/download con i conseguenti introiti economici, che dunque non andranno alla grande distribuzione: la scuola guadagna, la famiglia risparmia, lo studente accede con facilità al materiale didattico. Agostino Quadrino di Garamond editrice per la scuola, collegato in videoconferenza, drizza le orecchie. Presenta Educloud, un progetto molto simile a quello illustrato da Tombolini. I due si confrontano, si scambiano un patto di futura collaborazione vista la comunità di intenti. Quando si dice il bello della diretta.

Idee innovative per cambiare la scuola e per renderla anche più partecipata, dunque. Ma non sono le sole emerse dall’Ebook Camp. Emanuela Zibordi, docente di educazione fisica  di Mirandola, in collegamento illustra la sua idea di creare supporti didattici fuori dagli schemi (idee già pubblicate in suo ebook). I  testi pensati dalla Zibordi nascono come risultato del lavoro di un intero anno scolastico, dall’integrazione degli appunti degli studenti (secondo un ottica wiki e con l’uso di tools free, tipo il writing di Google), il cui apporto, coordinato sempre e comunque dal docente, diviene una vera e propria risorsa. Un po’ quello che succede in una scuola della Basilicata, spiega Giulio Casella di Coccole Books,  dove è stata istituita una classe sperimentale in cui si usano solo iPad e si creano materiali a partire da contenuti collaborativi a cui gli alunni.

Non mancano dunque le proposte di cambiamento  e l’Ebook Camp è riuscito a focalizzare l’attenzione su di esse e su un’ansia di rinnovamento che pervade questo settore dell’editoria ma che fatica a trovare un riscontro definitivo. Forse al di sotto delle attese, a tal proposito, la partecipazione  di rappresentanti del mondo scolastico, e degli editori nostrani. Segnale purtroppo significativo. Nel pubblico presenti un paio di distributori editoriali. Parlottano fra di loro preoccupati  sul loro destino se dovesse scomparire il cartaceo. Discussione interessante, ma spinti a sollevare in pubblico la questione, forse imbarazzati, si defilano. Peccato…

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