di ANDREA TRAPASSO
COSENZA – È
possibile avere una scuola aperta all’utilizzo delle nuove tecnologie? Una
didattica che travalichi i limiti delle tradizionali forme, del cartaceo, degli
zaini da 15 chili, delle centinaia d’euro che ogni anno le famiglie devono
sborsare per i propri figli? È un
percorso lento, graduale, da molti osteggiato. Ma sì, è possibile. È questo che
emerge dalla due giorni dell’Ebook Camp, la manifestazione sull’editoria
digitale che è stata di scena, per la sua quarta edizione, nella città dei
Bruzi lo scorso fine settimana e che ha visto la partecipazione addetti ai
lavori e semplici appassionati, coinvolti nel sistema della “Bar Camp”, la non
conferenza in cui tutti hanno potuto portare la propria testimonianza o la
propria idea.
Organizzato da Simplicissimus Book Farm, azienda leader nella
distribuzione di ebook, in collaborazione con Biblon, start up calabrese in
forte espansione, l’Ebook Camp 2013 si è concentrato sul tema della scuola e
sul suo rapporto con il digitale. Tra interventi in sala, contributi in
videoconferenza, una diretta streaming che ha permesso di assistere all’evento
da ogni parte d’Italia (50 connessi all’ora è stata la media delle due mezze
giornate), e con i numerosissimi tweet riproposti in tempo reale, la
discussione è stata accesa. Forse proprio perché particolarmente sentito il
tema in questione. Colmare il gap tra il reale, dove il digitale è parte
integrante della formazione e della crescita, dove i nuovi nati muovono i primi
passi con un tablet o un iPad in mano, e la scuola che in questo senso sembra
avere trent’anni di ritardo, si può. Occorre lottare, contro un sistema
scolastico tenuto in ostaggio da editori e tipografi attaccati al cartaceo,
contro istituzioni e amministrazioni che non riescono ad andare oltre queste pressioni,
bypassare un vuoto normativo che in realtà vuoto non è. «I provvedimenti vengono presi, ma poi vengono ritirati o semplicemente non
applicati. È una vera e propria tela di Penelope» spiega Giovanna Russo di Biblon. Ed ecco la necessità di “educare
al digitale”, di farne capire le potenzialità, i benefici in termini di una
maggiore libertà di accesso al sapere, di una cultura che sia condivisa e
cooperativa. Ma anche benefici economici, per le famiglie, per le scuole
stesse, e pure per gli editori, i primi a essere restii ad aprirsi a questa
nuova forma del loro mestiere e per i quali necessita ancor di più questa forma
di “educazione”. Nell’ottica della
difficoltà di un’evoluzione del rapporto scuola-digitale che proceda dall’”alto
verso il basso”, i primi spiragli di cambiamento si vedono in senso opposto.
Rivoluzionario, in tal senso, il progetto illustrato da Antonio Tombolini,
fondatore a ad di Simplicissimus. L’idea è quella di fornire gratuitamente alle
scuole un’applicazione web che consentirà di gestire un
loro autonomo portale in cui inserire i contenuti
didattici “adottati” da editori ma anche quelli autoprodotti dalla scuola
stessa e dagli insegnanti. Una sorta di kit didattico del quale la scuola, in
autonomia, avrà la possibilità di vendita/download con i conseguenti introiti
economici, che dunque non andranno alla grande distribuzione: la scuola
guadagna, la famiglia risparmia, lo studente accede con facilità al materiale
didattico. Agostino Quadrino di Garamond editrice per la scuola, collegato in
videoconferenza, drizza le orecchie. Presenta Educloud, un progetto molto
simile a quello illustrato da Tombolini. I due si confrontano, si scambiano un
patto di futura collaborazione vista la comunità di intenti. Quando si dice il
bello della diretta.
Idee innovative per cambiare la scuola e per renderla anche più
partecipata, dunque. Ma non sono le sole emerse dall’Ebook Camp. Emanuela
Zibordi, docente di educazione fisica di
Mirandola, in collegamento illustra la sua idea di creare supporti didattici
fuori dagli schemi (idee già pubblicate in suo ebook). I testi pensati dalla Zibordi nascono come
risultato del lavoro di un intero anno scolastico, dall’integrazione degli
appunti degli studenti (secondo un ottica wiki e con l’uso di tools free, tipo
il writing di Google), il cui apporto, coordinato sempre e comunque dal
docente, diviene una vera e propria risorsa. Un po’ quello che succede in una
scuola della Basilicata, spiega Giulio Casella di Coccole Books, dove è stata istituita una classe
sperimentale in cui si usano solo iPad e si creano materiali a partire da
contenuti collaborativi a cui gli alunni.
Non mancano dunque le proposte di cambiamento e l’Ebook Camp è riuscito a focalizzare
l’attenzione su di esse e su un’ansia di rinnovamento che pervade questo
settore dell’editoria ma che fatica a trovare un riscontro definitivo. Forse al
di sotto delle attese, a tal proposito, la partecipazione di rappresentanti del mondo scolastico, e
degli editori nostrani. Segnale purtroppo significativo. Nel pubblico presenti
un paio di distributori editoriali. Parlottano fra di loro preoccupati sul loro destino se dovesse scomparire il
cartaceo. Discussione interessante, ma spinti a sollevare in pubblico la questione,
forse imbarazzati, si defilano. Peccato…
Nessun commento:
Posta un commento