sabato 23 febbraio 2013

LA POESIA PROGRESSIVE DELLA PFM - Al Rendano un viaggio da De André ai grandi successi della band



di ANDREA TRAPASSO


COSENZA – Due atti. Due viaggi in due diversi universi che negli anni ’70 ebbero anche modo di incrociarsi. Un continuum di emozioni della durata di circa due ore. Il teatro Rendano, gremito in ogni ordine di posto ha così assistito alla performance della Premiata Forneria Marconi, nello spettacolo “Pfm  canta De Andrè + Antology”. Un progetto che ripropone parte di quel tour di concerti del 1979 con il cantautore genovese, da cui venne tratta una fortunata coppia di album dal vivo, per giungere al cuore del lavoro artistico della band  più celebre del progressive italiano, tra le poche, insieme al Banco del Mutuo Soccorso e a Le Orme ad ottenere un grande successo in ambito internazionale, soprattutto negli Stati Uniti ed in Sudamerica.

Freme il pubblico del Rendano, un pubblico composto da uomini e donne di ogni età, come sempre accade quando entra in ballo la poesia di De Andrè, una poesia alla quale, la Pfm riuscì a dare il suo contributo arricchendola con i colori dei suoi arrangiamenti. Un pubblico che accoglie calorosamente, nel suo ingresso sul palcoscenico, la Pfm nella sua formazione attuale, con un  Franz Di Cioccio (batteria, percussioni e voce) col piglio del ragazzino,  Franco Mussida (chitarre e voce), Patrick Djivas (basso), Lucio Fabbri (violino, tastiere e chitarra), Alessandro Scaglione (tastiere) e Roberto Gualdi (batteria).
«Faremo un bel concerto, lo sento nell’aria» annuncia Di Cioccio. Ed ecco partire le inconfondibili note di Bocca di Rosa e il viaggio ha inizio. Certo, ascoltare le canzoni di Fabrizio senza Fabrizio è un colpo, spesso difficile da sopportare. La voce di Di Cioccio è calda, ma non è la stessa cosa. L’effetto è comunque garantito, perché quelle melodie  sono le stesse che accompagnarono De Andrè in quei concerti, melodie con il marchio di fabbrica Pfm.
La cavalcata attraversa La Guerra di PieroUn GiudiceAndrea, passa da Giugno 73 («Scegliemmo noi  17 brani da portare in tour, ma sul diciottesimo Fabrizio fu irremovibile, Giugno 73 doveva esserci» spiega Mussida) e si tuffa nell’ambiente de “La Buona Novella” con L’Infanzia di Maria («Non c’era in quel tour ma vi vogliamo fare un regalo» specifica Di Cioccio), Maria nella bottega del falegname e Il Testamento di Tito.  E poi ancora Zichiriltaggia, Volta la Carta, La Canzone di Marinella e Amico Fragile, dove gli assoli della chitarra di Mussida  sembrano provenire da altri universi e mandano il pubblico in visibilio.
«Evitiamo il solito giochetto di entrare e uscire – dice Di Cioccio a questo  punto –  diamo il via al secondo atto».  Spazio al progressive puro, dunque, e i tempi dispari de La Luna Nuova e de La Carrozza di Hans, con Di Cioccio che nel frattempo si è seduto alla batteria e Djivas che spazia con i suoi riff di basso,  faticano a tenere i presenti seduti sulle poltrone del teatro. “Piccolo” salto all’indietro nel programma, e la celeberrima “versione Pfm” de  Il Pescatore di De Andrè è il sigillo perfetto della serata.
Serata che fa in tempo ancora  a regalare  attimi di emozione con la classica Impressioni di Settembre («Praticamente non è più nostra, i nostri colleghi se ne sono serviti in ogni modo» ironizza Mussida) e termina  con la forsennata È Festa che si chiude con Di Cioccio a scandire seguito dal pubblico la tradizionale formula del “Ce-le-bration”.  Si accendono le luci del Rendano. Volti con sorrisi stampati sopra si avviano verso l’uscita,  verso  “cieli infiniti, vento in faccia, voglia di correre e non fermarsi mai…”.

Fonte: Il Quotidiano della Calabria

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