di BRUNO GRECO
BROGNATURO - Grande successo di partecipazione alla manifestazione "Incontro con lo scrittore" che ha visto ospite a Brognaturo Gioacchino Criaco. L’evento, organizzato dall’associazione "Brognaturo nel Cuore", si è svolto il 26 agosto scorso presso i locali dell’ex convento dell’Annunziata.
In una sala gremita di gente, Gioacchino Criaco ha raccontato la sua carriera letteraria, da Anime Nere fino ad American Taste. Prima di dare inizio al dibattito, i presenti hanno rispettato un minuto di silenzio in ricordo del parroco don Francesco Timpano, prematuramente scomparso.
Domenico Giordano, presidente dell’associazione "Brognaturo nel Cuore", ha introdotto gli interventi ringraziando i presenti e lo scrittore Criaco per aver accettato l’invito.
Di seguito, seguendo i canoni tradizionali dell’intervista, Francesco Procopio ha rivolto delle domande allo scrittore. Nell’interessante dialogo, Criaco ha descritto la propria persona, attribuendo al suo carattere peculiarità di amore e attaccamento alle radici, che da Milano lo hanno riportato in Calabria.
Gli albori della carriera letteraria, cominciata con l’espediente del racconto, risalgono all’infinita voglia di narrare la sua terra, espediente che nel 2008 ha dato vita ad Anime Nere (edito da Rubbettino).
Trascendendo i luoghi comuni, Criaco ha giustificato la sua voglia di scrivere nella frase «non permettere a chi viene da fuori di spiegarci ciò che siamo». Infatti, Anime Nere, - fedele alla voce di un contesto sociale ch’è quello della Locride -, è il racconto che si sviluppa all’interno della comunità, dove lo stesso autore è nato e cresciuto.
Con l’ausilio della metafora teatrale, si può sostenere che qui la narrazione non è nata da posti in prima fila, ma piuttosto da un ruolo giocato sul proscenio, dove è molto percepibile anche ciò che avviene dietro le quinte. E i casi della vita a volte ti portano perfino a giocare il ruolo del protagonista, come nel caso dello scrittore che sulla propria pelle ha vissuto le storie di "malavita" del fratello.
Ma intento dello scrittore è combattere ogni forma di organizzazione criminale e le Anime Nere della storia recente, mosse da una coscienza anarchica, rappresentano una risposta critica alla malavita. Non la temono e la contestano, commettendo però il madornale errore di combatterla con le armi di cui il nemico stesso dispone.
Lungi da una funzione pedagogica, Criaco nelle sue opere si limita a descrivere le cose così come sono, dipingendo con la letteratura una comunità che si racconta.
Criaco, troncando le voci che definiscono il suo modo di fare letteratura come «vento di buonismo sulla ’ndrangheta (con chiaro riferimento a Zefira, edito anch’esso da Rubbettino)», tiene ad evidenziare che la sua convinzione che in Calabria «la ’ndrangheta rischia di essere l’alibi per ogni male», non giustifica l’organizzazione criminale, ma denota la stessa come anello marcio di un sistema malato retto da politica, banche e multinazionali.
Pertanto, sostiene Criaco che «non si può sconfiggere il male se non si combatte la catena del male».
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