giovedì 11 agosto 2011

STRUMENTALIZZARE A CONVENIENZA. Quando il potere si auto-genera e boicotta la cultura.



di Bruno Greco

RENDE - La notte porta consiglio, soprattutto la calda notte estiva che desta dal sonno e ci permette maggiormente di pensare. E così deve essere stato per il rettore dell’Università della Calabria, Giovanni Latorre, da anni occupato a conservare il suo ruolo di potere anche andando contro le "naturali" regole della burocrazia. E da anni occupato ad estirpare quel "cancro" che tanto lo impensierisce e che riguarda le organizzazioni messe su dagli studenti intenzionati a fare cultura.
Ma organizzarsi socialmente, evidentemente  agli occhi di chi comanda vuol dire staccarsi dall’ordine costituito, non sottostare agli schemi prestabiliti, essere un pericolo perché difficili da controllare...
Così, qualche giorno fa, il 4 agosto, il magnifico, in una Università completamente deserta, ha messo in atto le sue capacità strategiche ordinando di radere al suolo - previa specifica richiesta alla Procura della Repubblica - i locali del Filorosso, storico centro di aggregazione sociale che dal 1995 porta avanti la sua attività culturale, alternativa ai canoni accademici. Manifestazioni studentesche, cineforum, cene sociali, organizzazione politico-studentesca, organizzazione di eventi e concerti, informazione e soprattutto formazione… e chi più ne ha più ne metta, sempre consapevoli che l’immensa attività del Filorosso non può certo ridursi solo ad un mero elenco.
Ma l’energia della socialità è talmente forte, che la strategia politica dell’autorità c’ha messo 6 anni a trovare una soluzione per estirpare il "cancro" dell’Unical, ponderando in tutto questo tempo un metodo democratico e indolore: ruspe spianatrici utilizzate per buttar giù i locali, mancanza di rispetto nei confronti degli "attivisti-persone", che non hanno avuto nemmeno il tempo e la possibilità di recuperare le attrezzature e soprattutto i documenti del centro.
È vero che gli attivisti occupavano e autogestivano i locali… ma perché non tentare un’azione conciliatoria affinché la positiva attività del Filorosso venisse riconosciuta a livello universitario, piuttosto che macchinare ciò che è stato fatto?
Una vera e propria azione repressiva, antidemocratica e mossa da chi dovrebbe essere da monito per gli studenti dell’Ateneo.
Altro caso singolare è quello che riguarda l’aula P2 da tempo occupata da un gruppo di studenti impegnati anch’essi nel sociale. L’espediente per portare avanti la "fine, curata e minuziosa" azione repressiva in questo caso, è stato il "necessario" intervento di manutenzione nelle aule didattiche. Azione prevista per sopprimere le altre voci fuori dal coro unite sotto il vessillo dell’aula Zenith e dell’aula P2.
Tra l’altro, tramite provvedimento sottoscritto dal rettore, l’aula P2 è stata chiusa. «I tecnici - recita il provvedimento del rettore - avendo constatato che le porte dell’aula erano state chiuse a chiave e non avendo alcun riferimento cui rivolgersi per accedere all’interno, hanno proceduto alla sostituzione delle serrature». L’assurdità della sostituzione di quest’ultime, sta nel fatto che l’utilizzo dei locali dell’aula P2 era stato concesso dalla stessa Facoltà. Bastava quindi rivolgersi semplicemente agli uffici competenti per reperire le chiavi di accesso all’aula. Considerata l’esistenza di una legale concessione per l’utilizzo dell’aula, un illecito sarebbe stato quindi commesso da chi si è preso la libertà di entrare nella suddetta.
E pensare al passato non tanto remoto, quando il magnifico elogiava l’azione di protesta dei movimenti studenteschi scagliatisi contro la legge 133/08 che decretava i tagli all’Università, per evitare che la sua "lecita" gestione si vedesse troncata negli anni a venire di cospicue risorse finanziarie… È facile strumentalizzare a convenienza. Siamo succubi di un potere che si auto-genera e boicotta la cultura per paura di essere scavalcato.  
Non c’è per niente da stupirsi se si pensa che questi singoli atti scellerati proiettano fedelmente una situazione nazionale drastica, dove il potere annulla il sociale, inneggiando all’"Idiocrazia" tramite i media che alienano le coscienze timorose di essere libere.
Con la voglia di dimostrare che le cose non stanno così diciamo: «Filorosso vive!»

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