di BRUNO GRECO
Che
la linea di demarcazione tra i vari "partiti" politici come quella
ideologica non costituisse più una differenza sostanziale tra gli stessi è
oramai chiaro da tempo. Di conseguenza non si fa sorpresa ad alcuno se si
sostiene che in merito a quanto detto sopra non esiste più ne la Destra ne la
Sinistra. Infatti, l’unica differenza tra i vari schieramenti è percepibile nei
nomi, che benissimo potrebbero essere mischiati in un grande ed unico calderone,
ambiziosi nel loro insieme di applicare alla luce del sole una dittatura ora
solo celata.
La
cosa che però fa più rabbia è l’insulto che la "politica" mina nei
confronti dell’intelligenza umana.
A
livello nazionale, la grande coalizione che sostiene il governo dei tecnici è
stata ampiamente ostentata nell’appoggio incondizionato dei partiti principali
del paese, Pdl, Pd e Udc, alle scelte di Monti. Ma cosa succedeva prima dell’avvento
dei tecnici?
Il
Pdl, troncato del fondatore Fini ma forte della sua maggioranza con la Lega
aggrappata alla tetta del Federalismo, portava avanti il suo show, "ostacolato"
(se così è giusto dire), da Pd, Udc (altro ex alleato) Idv e quant’altri, tutti
accomunati dall’antiberlusconismo ma poco interessati al bene del Paese.
Alle
elezioni regionali del 28 e 29 marzo 2012, l’Udc vibonese sostiene Giuseppe
Scopelliti (Pdl), presentando come candidato l’imprenditore Francescantonio
Stillitani, altro stinco di santo, impegnato politicamente a levare i sigilli
del suo futuro centro commerciale (socio Plumeria) costruito con l’ausilio
della bacchetta magica all’entrata dell’imbuto autostradale di Pizzo, sotto il
cavalcavia ferroviario e sulla valle del lago Angitola… non usciamo fuori tema.
Quindi,
si registra già da subito un’incongruenza tra politica locale e nazionale… ma
cosa importa, sono i numeri che contano. Nel frattempo, in casa Pdl, Maria
Limardo, scontenta della vittoria di Nazzareno Salerno (suo collega di
partito), lascia la compagine berlusconiana per passare a Fli. E se invece
avesse vinto? Il fatto è che si cerca sempre lo scranno più alto e nel Pdl la
Limardo s’è vista fuggire la possibilità di scalata. Ma forse il rammarico
della stessa fu quello di aver perso al fianco di un politico ormai al
tramonto, risorto solo con i "voti" che note intercettazioni
telefoniche attesterebbero. Si ricorda che alla presentazione dei candidati del
Pdl alla Regione, il coordinatore provinciale Valerio Grillo parlava così dei
suoi uomini (Crupi compreso): «Persone di primissima qualità, per i quali
rivendichiamo il primato della legalità, dell’onestà e della trasparenza, che
con l’impegno hanno lasciato, nella nostra provincia, un segno significativo
della loro presenza». Sicuramente Stillitani avrebbe preferito la Limardo a
Salerno, ma non si può avere tutto e in una volta. E poi, non dimentichiamo che
lo stesso Salerno fu al fianco di Casini nel fu Ccd.
Stillitani
nel frattempo diventa assessore al lavoro, formazione professionale e politiche
sociali, niente male per un indagato per abusivismo edilizio. Col suo potere e
la sua "credibilità" comincia a fare un lavoro certosino, reclutando
una miriade di giovani che credono nel suo savoir faire. Nascono sezioni (fantasma)
Udc su tutto il territorio provinciale.
Vengono organizzati convegni attraverso i quali l’assessore lancia fumo negli
occhi sventolando i primi bandi regionali che portano la sua firma mentre a
palazzo Campanella si decide la fine della Sanità calabrese.
A
Serra San Bruno per esempio, i rappresentanti del partito di centro, finiti in
liste diverse alle ultime amministrative, gridavano, ognuno da parte loro, lo
stretto rapporto con l’assessore Stillitani, decretando però una spaccatura del
partito a livello comunale: con due rappresentanti, Antonio Andreacchi e Pisani
Davide, finiti nella lista "Al lavoro per il cambiamento" (con
candidato a sindaco Mirko Tassone esponente della lista "Scopelliti
Presidente" ex Pdl) e con uno, Biagio Vavalà, nella lista "La
Serra" (con candidato a sindaco Giuseppe Raffele, allora in rottura col
Pd, passato da poco nelle file dell’Udc).
Udc
dappertutto, in accordo con tutti ma sempre più diviso al proprio interno. E la
divisione si fa ancora più interessante quando decide di spostarsi all’interno
del partito centrista un altro "colosso" della politica provinciale e
regionale, Ottavio Gaetano Bruni, eletto al Consiglio Regionale sotto il
simbolo di Autonomia e Diritti. Uno stile che oramai non scandalizza più
nessuno, nemmeno l’elettorato gregge, che dopo aver votato per un candidato, da
una parte lo vede passare all’altra.
Questo
passaggio causa una nuova spaccatura all’interno delle sezioni Udc locali. Ad
esempio, a Capistrano, il giovane esponente di Autonomia e Diritti Marco
Martino, fedele a Bruni, comunica il suo passaggio all’Udc. Alle ultime
amministrative di Capistrano si ripete dunque ciò che è successo a Serra:
Martino sostiene l’ex sindaco e consigliere provinciale Renato Arone (eletto
alla Provincia sotto il simbolo del Pd, passato dopo le elezioni regionali al
gruppo consiliare "Scopelliti Presidente", e non lontano da un salto
nell’Udc) mentre l’altro esponente locale, Domenico Mesiano, si ricandida a
sostegno del sindaco uscente Caputo, che riconferma nella squadra i pidiellini
Manduca e Potami.
Comunque,
nonostante le spaccature locali, l’Udc continua a crescere a vista d’occhio, ma
questa volta sono 2 i leader e non più 1, e, nonostante i malumori e le paure
di Stillitani, non si può certo dire di no a Bruni. Due uomini così, pur rivali
nella leadership possono però spartirsi belle fette della torta. Che ne so, tra
i due per esempio può esserci stato un discorso del tipo "Facciamo
crescere il partito, prendiamo reclute in ogni dove, a destra a manca, sopra,
sotto… la posta in gioco potrebbe essere la presidenza della provincia e il
parlamento…". Ipotesi? Bah! E se così fosse, con i giorni contati della
provincia di Vibo, cosa succederà nel futuro prossimo?
Il
partitino di Casini ha preso una rampa di lancio che dalla vetta rischia di
finire nuovamente a valle per mano dei suoi stessi vertici. E ce ne sarebbero
politici attualmente intenzionati ad entrare nell’Udc, a conferma del fatto che
Pd e Pdl sono oramai snobbati da tutti, giustamente.
Ad
esempio, il passaggio di Raffaele Lo Iacono, ex sindaco di Serra, nel Mpa,
appare a mio avviso una scelta alquanto forzata, e il non passaggio all’Udc è
stato magari ponderato forse per il ritaglio di una certa rilevanza all’interno
di un gruppo e per non tenere inutili contropiedi all’amico Giuseppe Raffele.
Altro
esempio, pur avendo sostenuto di abbandonare la politica attiva, se ce ne
fossero i presupposti, la leadership regionale nell’Udc potrebbe vedere l’arrivo
di Loiero, completamente lontano dal Pd e dal suo caro ed innocente amico
Adamo. Ma i cani all’osso sono troppi e non conviene più. Meglio essere
opinionisti del Quotidiano.
In
ultimo, ci mancava il connubio tra il consigliere regionale del Pd Bruno
Censore, e il capogruppo dell’Udc alla Regione Alfonso Dattolo. Matrimonio
annunciato sabato scorso a Serra San Bruno alla chiusura della 2 giorni di
incontri organizzati dal Pd locale. Ma Censore (l’amministrazione comunale
guidata da Lo Iacono insegna) non è nuovo a questi sodalizi trasversali.
E
chi più ne ha più ne metta…
Alla
fine dei conti, tutti gli altri come si comporteranno: corrente Bruni o
corrente Stillitani? Iconio Massara (segretario provinciale del partito di
Casini) tra gli screzi vibonesi avviati in seno al Comune e la Babilonia
provinciale, avrà un bel da fare per tenere a bada tutti gli umori. E a quale
prezzo?!
Siete d’accordo o no che la politica, per come praticata oggi, è
veramente un’offesa all’intelligenza dell’essere umano?
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