di BRUNO GRECO
Chi non ricorda la straordinaria cornice della prima serata di RaiUno denominata "Lunedì Film"? Ad ogni modo, che la si conosca o meno, è fuor di dubbio che tutti e dico TUTTI, l’abbiano vista o sentita almeno una volta. Sia quelli che appena vi si imbattevano ne approfittavano per cambiare canale e sia quelli che per 7 lunghi giorni l’attendevano come gli imbellettati aspettano la funzione domenicale.
Chi non ricorda la straordinaria cornice della prima serata di RaiUno denominata "Lunedì Film"? Ad ogni modo, che la si conosca o meno, è fuor di dubbio che tutti e dico TUTTI, l’abbiano vista o sentita almeno una volta. Sia quelli che appena vi si imbattevano ne approfittavano per cambiare canale e sia quelli che per 7 lunghi giorni l’attendevano come gli imbellettati aspettano la funzione domenicale.
Io
la ricordo benissimo, e da bambino non nascondo che i vocalizzi di Lucio Dalla
e la musica degli Stadio, - che accompagnavano il volo del gabbiano-pellicola
sui vari stemmi delle case produttrici di cinema, - la prima volta che li
ascoltai li trovai piuttosto irritanti.
Quel
dubuddabbadubidubà avrebbe
sicuramente soddisfatto un intenditore, non certo il mio gusto musicale…
Comunque,
ricordo benissimo la prima volta che l’ascoltai, una sera, rannicchiato
all’interno del contesto familiare strettamente legato all’attività di un solo
tubo catodico.
Si
sa, quando a casa c’è una sola Tv si fa un po’ per uno, e finisce che qualcuno
inevitabilmente debba sacrificarsi. La mattina presto ad esempio non si
lamentava nessuno, perché i bambini guardavano quella mezzoretta di cartoni
animati e poi dritti a scuola; il papà era già uscito per andare a lavoro e la
mamma (parlo della mia che è sarta e casalinga) diventava padrona assoluta del
telecomando il quale veniva sottoposto alle ore più dure della giornata,
succube di uno sfrenato e indisturbato zapping.
All’ora
di pranzo, invece, al papà toccava vedere il telegiornale a scapito dei bambini
che già la mattina avevano gustato un po’ dei loro programmi preferiti e della
mamma, che abituata a setacciare tutti i programmi mattinieri, durante il telegiornale
sembrava soffrisse di crisi d’astinenza da sostanze stupefacenti.
Finito
il telegiornale, il papà usciva nuovamente e la guerra ai programmi durava
poco, anche perché io ad esempio, subito dopo mangiato andavo incontro agli
amici per giocare a calcio. Allora ricominciava l’attività demiurgica della
mamma che col telecomando riusciva a creare sofisticatissimi montaggi video
all’altezza della scuola russa.
La
sera…! è qui che la giornata diventava complicata… papà aveva il sacrosanto
diritto di guardare il telegiornale a scapito però del film in prima serata.
Subito dopo, la mamma si prodigava a cercare qualcosa che potesse piacere a lei
quanto ai bambini… il più delle volte a casa mia si finiva col guardare
l’inizio di un film, l’intermezzo di un altro, e magari il finale di una
partita se arrivava lo zio in atteggiamento blasfemo perché a casa della nonna
quella "cazzo di antenna" andava cambiata.
Essere
l’unica Tv di una famiglia è una roba per la stessa da continue vertenze
sindacali contro i proprietari e pensione anticipata… a meno che non si tratti
di un’indistruttibile e stacanovista Sinudyne, indiscutibile orgoglio della
categoria.
Quella
sopra descritta era più o meno la giornata tipo per la scalata al proprio
programma preferito, e valeva sempre tranne che per un giorno: il lunedì. Il
lunedì sera precisamente. In quel caso sia che si disputasse la finale mondiale
di calcio, sia che la Walt Disney trasmettesse un cartone mai visto in Tv o che
per l’occasione la mamma avrebbe avuto l’opportunità di vedere uno
specialissimo della sua telenovela preferita… non c’erano santi! Nel silenzio
assordante il papà diventava padrone assoluto della scatola nera che così
stretta teneva in mano, della becchetta magica che quella sera avrebbe perso i
suoi poteri una volta premuto il tasto 1. Le orecchie di ognuno, mentre la
mamma e i bambini soffrivano in silenzio, si riempivano delle note della
colonna sonora del "Lunedì Film", e soprattutto per la mamma, il suono
del sassofono si dissolveva nella mente a mo’ di campana, scandendo il giorno
di lutto per la morte della Tv, felice questa invece di gioire alla rara
sensazione di non essere sballottata da un canale all’altro.
Nonostante
il difficile approccio, anch’io mi adeguai presto a quella strana colonna sonora
del lunedì.
Un
sera, come dicevo sopra, rannicchiato nel caldo contesto familiare, piuttosto
che dileguarmi guardai il film con mio padre. Fu allora che scoprii Sergio
Leone, catturato per la prima dall’infallibile ed efficacissima trappola de "Il
Buono, il Brutto e il Cattivo".
Mi innamorai così del cinema del lunedì in prima serata e di conseguenza
di quella stranissima colonna sonora fatta di non-sense, che tante volte,
sentendola in tempo magari dalla casa di un vicino mentre giocavo con gli
amici, come uno stimolo condizionato mi costringeva ad abbandonare tutto il
resto e correndo forte arrivavo a casa per scoprire cosa mi avesse portato
quella sera lo strano ed affascinante gabbiano-pellicola.
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