di BRUNO GRECO
Dal mio modesto punto di vista, il tema centrale della mostra dell'artista Diego Minuti - tenutasi dal 10 al 31 marzo 2012 - vorrebbe rappresentare la coniugazione artistica tra "periodo classico" e "periodo contemporaneo", come se quest'ultimo dipendesse dal primo in modo imprescindibile. In questo caso, l'artista contemporaneo celebra nelle sue opere l'arte classica, elogiandone il ruolo fondamentale che ha ricoperto nella Storia.
Nelle opere del Minuti infatti, si trova quasi sempre una citazione dell'Arte che fu, combinata in maniera da stimolare fortemente la verve interpretativa e la fantasia di chi guarda.
In qualità di semplice visitatore della mostra, mi sono soffermato sulla parte centrale colpito da un insieme di piccole composizioni intitolate sotto un unico nome: Poesie.
Così, ho deciso di scrivere la mia di "poesia", cioè un breve pensiero che mi è apparso alla mente nel momento in cui mi sono ritrovato davanti alle composizioni artistiche di Diego Minuti.
Non ti dico ciò
che non posso esprimere
Il naufragio classicheggiante delle nostre vite si
staglia in un’eterna notte
Come posso raggiungerti senza aver completato la
mia metamorfosi…
La durezza mi ha dato gloria ma mi ha reso tronco
del tuo amore
Sublime è la morte nel sogno
La possibilità di una vita non vale l’immensità
dell’Arte che riesco a scorgere
senza mai sapere di averlo fatto
Guardo impotente ai miei sudditi con cuore colmo di
potere ma incapace di battere
Ho esaurito tutte le armi. Dalla mia faretra colgo
un pennello
per colpirti con ciò che di più ti duole: l’Arte
La libertà è una falsa facile ambizione che stimola
le mie paure
La conoscenza lenisce la mia sofferenza
Resto muta di fronte alla cruenta voglia di
sentirti…
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