di BRUNO GRECO
Finalmente
l’invaso dell’Alaco è stato sequestrato. La Procura della Repubblica di Vibo
Valentia ha posto i sigilli sulla struttura gestita dalla Sorical nella
mattinata di ieri. L’impegno da parte del Coordinamento delle Serre per il
diritto all’acqua a raggiunto il suo scopo. Dopo le continue battaglie
territoriali non c’erano più occhi da chiudere sullo scempio rappresentato dal
lago dei veleni, che per la forte nocività delle sue acque ha messo in
ginocchio i politici locali e addirittura i commissari prefettizi dei comuni
interessati, che in ambito decisionale hanno saputo tutelarsi emanando continue
ordinanze di «divieto di utilizzo dell’acqua per uso umano».
A
quanto pare giustizia è stata fatta. Insomma, a partire dai primi mesi del
2011, i cittadini di Serra San Bruno e della città capoluogo (e non solo),
hanno dovuto sottomettersi a degli assurdi provvedimenti che impedivano
l’utilizzo dell’acqua per il consumo umano. Ora, senza avere il bisogno di
essere linguisti, è noto a tutti che, il divieto di utilizzare l’acqua con
specificazione dell’"uso umano", non riguarda solo l’ingerimento del
liquido, bensì il contatto con la stessa. Vale a dire che gli amministratori o
pseudo tali, sicuri dei rischi ai quali la gente poteva andare incontro, si
assumevano la responsabilità di dire che l’acqua che arriva nelle case - cioè
quella dell’invaso dell’Alaco -, non è buona nemmeno per farsi la doccia.
Nasce spontanea quindi la domanda: «Ma ci prendono per fessi e credono di risolvere il tutto con una semplice ordinanza di non potabilità dell’acqua?». A questo punto la gente non ci sta più, e prendendo in mano le redini della situazione cerca di farsi giustizia da sola.
Cronistoria del Coordinamento delle Serre per il
diritto all’acqua
Il
Coordinamento delle Serre per il diritto all’acqua nasce e si sviluppa
all’interno dell’associazione culturale "Il Brigante", sodalizio
presente da oltre 15 anni sul territorio di Serra San Bruno, promotore di
azioni culturali e da sempre sensibile ai problemi legati alle questioni sociali.
La
necessità di costituire un gruppo che sia parte attiva per la causa dell’acqua,
(bene sommo per eccellenza), si presenta il 3 marzo scorso, di conseguenza all’emissione da parte del commissario
prefettizio, Maria Stefania Caracciolo, della quarta ordinanza pubblica (ad
oggi, 5 aprile, non ancora revocata), che vieta l’"utilizzo umano"
dell’acqua nel comune di Serra San Bruno.
All’incresciosa
vicenda che attesta la non potabilità dell’acqua, seguono varie riunioni presso
la sede dell’associazione "Il Brigante", attraverso le quali si fa
forte l’esigenza per dare vita ad un comitato al quale immediatamente
aderiscono i soci attivisti in seno all’associazione culturale.
Per
fare in modo che il Coordinamento non si riconosca all’interno di schieramenti
meramente politici e soprattutto perché la causa venga abbracciata da tutti - a
fronte del fatto che l’emergenza dell’acqua è di importanza generale e non di
parte - il comitato apre le porte a tutti coloro che volessero riconoscersi
parte attiva, per raggiungere a riguardo risultati positivi nell’immediato.
Dalla
naturale scelta apolitica, si passa quindi al coinvolgimento delle realtà
presenti sul territorio, promuovendo un’assemblea pubblica il 15 marzo scorso presso l’agriturismo
"Fondo dei Baroni" di Serra San Bruno, alla quale vengono invitati
tutti i movimenti politici e le associazioni presenti sul territorio.
Il
consenso a favore del comitato arriva repentino. Infatti, prendono parte
all’assemblea e aderiscono al comitato i movimenti politici La Serra, Città
degli abeti, Sinistra Ecologia e Libertà, Giovani Comunisti, Popolo delle
Libertà, Partito Democratico, Udc, A Testa Alta e Movimento Scopelliti
Presidente e le associazioni ed organizzazioni culturali gruppo Scout Serra 2,
Admo, Briganti delle Serre e Amici del ciclo.
Durante
la suddetta assemblea pubblica, i membri del Coordinamento spiegano qual è il
motivo che ha dato vita alla creazione di una delegazione di persone per
affrontare il tema dell’acqua: in primis, il disagio creato dal decreto di
ordinanza per la limitazione dell’acqua pubblica, che non viene revocato; in
secondo luogo, la mancata pubblicazione delle analisi da parte degli addetti ai
lavori, che sembrano volere nascondere più che un inquinamento batteriologico
una causa di natura chimica.
Ad
essere sotto il mirino dei membri del neonato Comitato è la Sorical, società addetta
alla gestione delle acque dell’invaso Alaco, che forniscono acqua ad una
popolazione di circa 400mila abitanti.
Nell’ordinanza emessa
all’inizio del mese di marzo dal commissario straordinario, che momentaneamente
amministra il comune di Serra San Bruno, risulta che «Vista la nota datata 28
febbraio 2011 allegata al verbale redatto in data 1 marzo 2011 dai Nas di Catanzaro,
acquisito da questo Ente con prot. 3029 dell’1 marzo 2011, da cui si evince che
i risultati delle analisi effettuate sul campione di acqua prelevato in data 24
febbraio 2011 dal Ctu nominato dal Tribunale di Vibo Valentia nel serbatoio di
acqua denominato “Castagnari” non risultano conformi al D. Lgs. n. 31/2001».
Come si ricordava
nell’assemblea del 15 marzo, dato che, di conseguenza alle analisi svolte dai
Nas il serbatoio d’acqua denominato "Castagnari" è stato chiuso, come
mai l’acqua distribuita nelle abitazioni continua a non essere potabile?
Il fatto di non aver
chiarito sulle analisi svolte che hanno portato alla chiusura del suddetto
serbatoio, ha portato i membri del Coordinamento delle Serre per il diritto
all’acqua, a redigere un documento da presentare al commissario straordinario
del Comune di Serra e al resto degli addetti ai lavori, all’interno del quale
venivano posti dei punti di seguito riportati:
Il Comitato
pretende, che si dia risposta concreta a quanto di seguito indicato. Riporteremo
una serie di punti e di richieste, nati dal contributo di tutte le parti
sociali riunite in assemblea il 15 marzo 2011, per venire a capo
dell’inquinamento dell’acqua dell’invaso dell’Alaco. Emerge il dubbio che il
lago Alaco, invaso artificiale gestito da Sorical, sia totalmente inadatto all’erogazione
di acqua potabile, anche se trattata. Si presume dunque che le visibili schiume
grigie, l’odore nauseante e quant’altro presente nell’invaso, rendono oramai l’acqua
non idonea all’uso umano come tra l’altro ne risulta d’obbligo nelle emesse ordinanze
comunali.
Ne è vietato
dunque, sia l’uso domestico che commerciale. L’utenza è costretta ad avere
contatti con il mortale elemento, anche se non ne assume nella propria
abitazione. Gli esercizi commerciali, panifici, bar, ristoranti, pizzerie, e
altri lavoratori quali contadini, allevatori ecc., in pratica non possono
utilizzare l’acqua per portare avanti le proprie attività.
Anzitutto vogliamo
che sia messa in chiaro la dizione “uso umano”: possiamo lavare i Nostri figli?
Possiamo mandarli in piscina? O gli stiamo procurando un cancro? Possiamo
rimanere nel nostro paese o siamo costretti ad andar via?
La zona delle Serre
è ricca di aziende produttrici di pregiate acque minerali. Queste stesse acque
arrivavano nei nostri rubinetti fino al 2001. Che cosa è successo da allora? Dovremmo
ammalarci perché qualcuno ne tragga profitto?
Noi siamo stanchi.
Non ci stiamo. Lotteremo civilmente. Il paese è fermo e determinato. Andremo
avanti con qualsiasi mezzo lecito a nostra disposizione. Chiediamo in una pubblica
assemblea, un incontro con il commissario prefettizio durante il quale, alla cittadinanza
venga spiegato: il vero motivo della non
potabilità. Di che natura sono le sostanze inquinanti, biologica, fisica o
chimica? Quali azioni sono state intraprese da parte delle istituzioni sia per
tutelare la nostra salute e sia per individuare i responsabili di queste gravi
e reiterate criticità?
Nell’immediatezza,
per gestire l’emergenza chiediamo:
autobotti per
servire la popolazione disagiata che non riesce ad approvvigionarsi acqua
potabile. Immediato esonero dei
pagamenti dell’acqua per i periodi interessati all’inquinamento, da
intendersi come un minimo di risarcimento a fronte dei costi sostenuti dai
cittadini per l’approvvigionamento esterno, che ogni cittadino è costretto a
compiere. Sempre a rischio di non incappare in una fonte libera inquinata.
Durante la suddetta assemblea pubblica, è
stata lanciata la prima mobilitazione popolare, ed è stato scelto come luogo
per la protesta, il piazzale antistante il palazzo comunale. Il 25 marzo quindi, con l’ausilio di un
volantino esplicativo e di un messaggio audio reperito a tutti gli abitanti di
Serra San Bruno e dintorni, si passa alla prima mobilitazione popolare. Per la
stessa, i membri del coordinamento avevano previsto una serie di interventi
pubblici - ai quali avrebbero potuto partecipare cittadini, rappresentanti
politici e non, - a partire dalle ore 19. Nel primo pomeriggio è stato invece
allestito un gazebo per la raccolta delle firme, che sarebbero in seguito state
allegate ad una petizione popolare al fine dell’ottenimento delle richieste fatte
nel documento. Dopo la buona partecipazione della popolazione per la raccolta
delle firme, si è passati alla fase degli interventi pubblici per cercare la
giusta via per la soluzione del problema.
Per l’occasione, è stata nuovamente
offerta la disponibilità di tutte le parti politiche, che hanno espresso il
loro impegno per la soluzione del problema. All’introduzione di alcuni dati
tecnici da parte del Coordinamento, che vaglierebbero la possibilità di contrarre
malattie anche mortali - il cloro ad esempio, importante agente chimico
utilizzato nella depurazione dell’acqua, combinandosi con sostanze organiche
produrrebbe sostanze a loro volta cancerogene tra cui cloroformio, broformio -
è seguito il dibattito pubblico.
Singolare è stata la presa di posizione di
tanti cittadini, che in prima persona hanno voluto esprimere il loro
disappunto, temendo per l’emergenza sanitaria e sottolineando l’impossibilità
di muoversi per l’approvvigionamento dell’acqua, della quale ne è vietato
"l’utilizzo al consumo umano".
Tra i partecipanti al dibattito
dell’assemblea pubblica, c’è chi ha indirizzato le responsabilità alla politica
(sia a livello locale che a livello regionale), non mancando di ricordare che
nella gestione dell’acqua, la parte pubblica è rappresentata dalla Regione
Calabria, che detiene il 53% sulla co-partecipazione, mentre il restante
appartiene alla Sorical.
I rappresentanti politici, non hanno
nascosto le difficoltà di potere essere completamente autonomi riguardo la
gestione dell’acqua pubblica, tenendo conto della scarsa produzione di litri al
secondo dei serbatoi di proprietà del comune. In pratica, su un fabbisogno di
circa 20 litri di acqua per secondo, gli unici due serbatoi (Castagnari e Scorciatina) funzionanti a
livello comunale, arriverebbero a picchi di disponibilità di acqua al secondo
pari a 7 litri.
Tra le possibilità espresse alla
cittadinanza presente all’assemblea, si ricordano quelle riguardanti la
costruzione di opere pubbliche per la captazione delle acque, date le
innumerevoli risorse idriche a disposizione del territorio.
I costi sarebbero comunque copiosi, e per
potere destinare finanziamenti alla realizzazione delle stesse, (compito questo
che spetta alla politica), si dovrebbe ricorrere a finanziamenti comunitari.
Intanto, non poco sarebbe il risparmio annuo di denaro, se si recedesse dal
rapporto con la Sorical, che per la gestione dell’acqua pubblica percepisce
250mila euro annui.
Con una buona partecipazione pubblica, ma
con un ancora notevole bagaglio di perplessità, il Coordinamento in chiusura ha
ricordato la grande mobilitazione generale prevista per il 27 marzo presso il piazzale della diga Alaco.
E proprio domenica 27 marzo, una
delegazione di un centinaio di cittadini, assieme ai membri del Coordinamento
delle Serre per il diritto all’acqua, hanno promosso un sit-in presso
l’incriminato invaso dell’Alaco. Qui, i manifestanti hanno partecipato ad un
confronto, interno ed esterno, direttamente coi dipendenti della Sorical.
Mentre i cittadini chiedevano spiegazioni riguardo il mancato decreto di revoca
delle ordinanze comunali che limitano "l’utilizzo umano dell’acqua",
i membri del Coordinamento, effettuavano un sopralluogo presso l’impianto di
potabilizzazione delle acque dell’Alaco.
In sostanza, quando è stato
chiesto ai tecnici Sorical perché non venisse rispettata la Carta dei Servizi, (facente
riferimento al DPCM 27 gennaio 1994 “Principi sull’erogazione dei servizi
pubblici” e del DPCM 29 aprile 1999 recante lo “Schema generale di riferimento
per la predisposizione della Carta del Servizio Idrico Integrato”), gli stessi
hanno risposto, in un modo alquanto paradossale. Innanzi tutto, la Carta dei
Servizi, "si configura come un vero
e proprio patto con gli Utenti, destinato a consentire loro di conoscere e
partecipare ai processi di riorganizzazione del servizio idrico e di
ottimizzazione della gestione aziendale. Permette di verificare e controllare
che gli standard di qualità e quantità, contrattualmente garantiti, siano
effettivamente raggiunti e rispettati".
«L’utente può far valere la
Carta dei Servizi - hanno sostenuto i dipendenti della Sorical - solo ed esclusivamente
nei confronti del Comune, verso il quale detengono il contratto di utenza per
il servizio idrico». In questo modo balordo di intendere i rapporti legali tra
le parti, l’utente, che sarebbe legato indirettamente alla Sorical, ci rimette
sempre e comunque, per il semplice fatto di non essere coinvolto nella visione
delle analisi svolte dalla parte privata. Ad ogni modo, sembra che anche il
Comune ad oggi, non sia veramente a conoscenza di quale sia la vera causa della
non potabilità dell’acqua, o meglio non voglia dirlo. Infatti, come si
ricordava sopra, l’ultima ordinanza di limitazione dell’utilizzo dell’acqua è
stata emessa di conseguenza ad analisi svolte dai Nas di Catanzaro sotto
l’incarico della Procura di Vibo Valentia.
Sempre un dipendente della
Sorical, nella persona dell’ing. Ricciuto, interrogato durante la
manifestazione del 27 marzo, ha sostenuto che «le analisi svolte dai Nas di
Catanzaro non sarebbero attendibili perché sono state fatte nei vari serbatoi a
pelo d’acqua, dove è normale una cospicua consistenza della componente
batteriologica». Si ricorda, che di conseguenza alle analisi svolte dai Nas,
oltre al parametro batteriologico, è stata rilevata l’alta presenza di ferro e
manganese.
Ed in merito a questo dato,
Sorical risponde che «la presenza di ferro e manganese nei vari serbatoi,
compreso quello di "Tiro a segno" che fornisce acqua alla città di
Vibo, è una conseguenza del mal funzionamento dell’impianto elettrico, avvenuto
il 24 febbraio a causa della forte nevicata».
Fatto sta, che se il
problema fosse di natura effimera, ad oggi le ordinanze dei comuni sarebbero
state revocate.
Sempre nell’ambito della
manifestazione del 27 marzo, i membri del Coordinamento, al ritorno dal
sopralluogo presso l’impianto di potabilizzazione, hanno parlato di «visita
guidata montata ad hoc per l’occasione» e in più si sono espressi con un’altra
serie di interrogativi quali: «Se per Serra San Bruno che conta una popolazione
di 7mila abitanti c’è bisogno dai 20-22 litri di acqua al secondo, di quanta
acqua si necessita per tutta la popolazione che usufruisce dell’invaso? Detto
questo, se l’impianto di potabilizzazione della Sorical riesce a fornire 300
litri di acqua al secondo più 100 derivanti dalle sorgenti, da dove prende
l’altra acqua per soddisfare le esigenze di tutto il territorio?».
Approfittando della venuta
del presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti, giunto a Serra nella
serata di domenica 27 marzo per un incontro con i rappresentanti locali del
Pdl, finita la manifestazione, il Coordinamento ha chiesto allo stesso quali
siano i provvedimenti ad oggi adottati dalla politica per superare il problema
dell’acqua. Nello specifico, un rappresentante del movimento "Rete di
difesa del territorio Franco Nisticò", nella persona di Francesco Svelo,
ha posto al governatore della regione la seguente domanda: «Stamattina, siamo
stati presso l’impianto di potabilizzazione della Sorical e questa ha
dichiarato, che le acque, che escono fuori dalle sue tubazioni nel momento in
cui vengono immesse nella rete idrica sono pure. Lei sa che uno dei
provvedimenti che ha fatto la Regione è stato quello di abolire le Ato,
contando però di costituirne una che si occupasse in generale del territorio.
Ad oggi, cosa sta facendo la politica per risolvere il problema dell’acqua?»
Il presidente della Regione
ha asserito che «la Regione Calabria sta allestendo un tavolo riguardo la
situazione dell’acqua, al quale prenderanno parte i vari sindaci interessati,
le Asp, l’Arpacal, la Sorical e altri addetti ai lavori, per affrontare la cosa
nel migliore dei modi».
Subito dopo la
manifestazione suddetta, i membri del Coordinamento hanno ottenuto un incontro
per il giorno seguente (28 marzo)
col prefetto di Vibo Valentia Maria Luisa Latella, al fine di presentare delle
richieste per ottenere risultati concreti a favore dei cittadini. Al termine dell’incontro,
il Coordinamento ha redatto una serie di punti a mo’ di comunicazione per i
cittadini, per rendere pubblico quanto è stato ottenuto finora:
Dopo le due manifestazioni indette dal Comitato, con la
grande presenza di cittadini e di forze associative e politiche, presenti, sia
all’assemblea pubblica che domenica sulla diga Alaco,
è successo
quanto segue:
·
La delegazione
formata dai membri del Coordinamento e da quasi tutti i rappresentanti
politici e associazioni di volontariato presenti sul territorio, riscontrava
una elusione da parte dei tecnici della Sorical alle domande poste dal Comitato,
glissando su alcuni punti da noi ritenuti importantissimi, come sapere qual è
l’effettivo bacino d’utenza servito dal lago Alaco.
·
Come mai il problema della potabilità dell’acqua
si riscontra solo da tre - quattro anni
circa, in sospetta coincidenza con l’erogazione nelle condutture dell’acqua
della diga?
·
Come mai sulla riva del lago si formava una
schiuma grigiastra, consistente e densa, che rendeva nere le rocce a contatto?
Noi riteniamo che il risultato della visita all’impianto sia
una ulteriore presa in giro nei confronti dei cittadini serresi, perché quanto
scritto sulla loro bacheca faceva pensare che l’impianto fosse stato ripulito
per la visita.
·
L’incontro con il Prefetto è stato delucidante e
proficuo, riguardo la nostra richiesta di poter visionare le ultime analisi effettuate
dagli organi competenti. Ci ha messo a conoscenza delle indagini in corso da parte
della procura di Vibo Valentia che sono tuttora secretate. Garantendo la visione delle stesse non appena le indagini
si saranno concluse.
·
Per quanto riguarda le nostre richieste di
mettere a disposizione della popolazione serrese un’autobotte per i soggetti
che ne hanno bisogno (anziani, disabili) ha risposto che si prodigherà assieme
al commissario Prefettizio per ottenerla.
·
Il commissario Prefettizio ha già dato
disposizione agli uffici competenti di ridurre le tariffe dell’acqua relative
alla bollettazione 2010, per i periodi interessati dalla crisi idrica. A tal
riguardo faranno fede le ordinanze sindacali del 2010 che proibivano l’uso
dell’acqua potabile.
Dopo questa grande
battaglia portata avanti assieme agli altri movimenti territoriali nazionali,
l’Italia tutta, attraverso il referendum di una anno fa (12 e 13 giugno) ha
deciso di dire no allo sfruttamento da parte dei privati del sommo bene quale è
l’acqua.
Oggi, tutti i cittadini di
Serra San Bruno e della Provincia di Vibo festeggiano, per l’avvenuto sequestro
dell’invaso dell’Alaco da parte della Procura della Repubblica di Vibo
Valentia.
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