venerdì 18 maggio 2012

SEQUESTRATO L'ALACO. Nascita del Coordinamento delle Serre per il diritto all'acqua e azioni a favore del territorio per la salvaguardia del bene pubblico


di BRUNO GRECO

Finalmente l’invaso dell’Alaco è stato sequestrato. La Procura della Repubblica di Vibo Valentia ha posto i sigilli sulla struttura gestita dalla Sorical nella mattinata di ieri. L’impegno da parte del Coordinamento delle Serre per il diritto all’acqua a raggiunto il suo scopo. Dopo le continue battaglie territoriali non c’erano più occhi da chiudere sullo scempio rappresentato dal lago dei veleni, che per la forte nocività delle sue acque ha messo in ginocchio i politici locali e addirittura i commissari prefettizi dei comuni interessati, che in ambito decisionale hanno saputo tutelarsi emanando continue ordinanze di «divieto di utilizzo dell’acqua per uso umano».
A quanto pare giustizia è stata fatta. Insomma, a partire dai primi mesi del 2011, i cittadini di Serra San Bruno e della città capoluogo (e non solo), hanno dovuto sottomettersi a degli assurdi provvedimenti che impedivano l’utilizzo dell’acqua per il consumo umano. Ora, senza avere il bisogno di essere linguisti, è noto a tutti che, il divieto di utilizzare l’acqua con specificazione dell’"uso umano", non riguarda solo l’ingerimento del liquido, bensì il contatto con la stessa. Vale a dire che gli amministratori o pseudo tali, sicuri dei rischi ai quali la gente poteva andare incontro, si assumevano la responsabilità di dire che l’acqua che arriva nelle case - cioè quella dell’invaso dell’Alaco -, non è buona nemmeno per farsi la doccia.

Nasce spontanea quindi la domanda: «Ma ci prendono per fessi e credono di risolvere il tutto con una semplice ordinanza di non potabilità dell’acqua?». A questo punto la gente non ci sta più, e prendendo in mano le redini della situazione cerca di farsi giustizia da sola.   

Cronistoria del Coordinamento delle Serre per il diritto all’acqua

Il Coordinamento delle Serre per il diritto all’acqua nasce e si sviluppa all’interno dell’associazione culturale "Il Brigante", sodalizio presente da oltre 15 anni sul territorio di Serra San Bruno, promotore di azioni culturali e da sempre sensibile ai problemi legati alle questioni sociali.
La necessità di costituire un gruppo che sia parte attiva per la causa dell’acqua, (bene sommo per eccellenza), si presenta il 3 marzo scorso, di conseguenza all’emissione da parte del commissario prefettizio, Maria Stefania Caracciolo, della quarta ordinanza pubblica (ad oggi, 5 aprile, non ancora revocata), che vieta l’"utilizzo umano" dell’acqua nel comune di Serra San Bruno.
All’incresciosa vicenda che attesta la non potabilità dell’acqua, seguono varie riunioni presso la sede dell’associazione "Il Brigante", attraverso le quali si fa forte l’esigenza per dare vita ad un comitato al quale immediatamente aderiscono i soci attivisti in seno all’associazione culturale.
Per fare in modo che il Coordinamento non si riconosca all’interno di schieramenti meramente politici e soprattutto perché la causa venga abbracciata da tutti - a fronte del fatto che l’emergenza dell’acqua è di importanza generale e non di parte - il comitato apre le porte a tutti coloro che volessero riconoscersi parte attiva, per raggiungere a riguardo risultati positivi nell’immediato.
Dalla naturale scelta apolitica, si passa quindi al coinvolgimento delle realtà presenti sul territorio, promuovendo un’assemblea pubblica il 15 marzo scorso presso l’agriturismo "Fondo dei Baroni" di Serra San Bruno, alla quale vengono invitati tutti i movimenti politici e le associazioni presenti sul territorio.
Il consenso a favore del comitato arriva repentino. Infatti, prendono parte all’assemblea e aderiscono al comitato i movimenti politici La Serra, Città degli abeti, Sinistra Ecologia e Libertà, Giovani Comunisti, Popolo delle Libertà, Partito Democratico, Udc, A Testa Alta e Movimento Scopelliti Presidente e le associazioni ed organizzazioni culturali gruppo Scout Serra 2, Admo, Briganti delle Serre e Amici del ciclo.
Durante la suddetta assemblea pubblica, i membri del Coordinamento spiegano qual è il motivo che ha dato vita alla creazione di una delegazione di persone per affrontare il tema dell’acqua: in primis, il disagio creato dal decreto di ordinanza per la limitazione dell’acqua pubblica, che non viene revocato; in secondo luogo, la mancata pubblicazione delle analisi da parte degli addetti ai lavori, che sembrano volere nascondere più che un inquinamento batteriologico una causa di natura chimica.
Ad essere sotto il mirino dei membri del neonato Comitato è la Sorical, società addetta alla gestione delle acque dell’invaso Alaco, che forniscono acqua ad una popolazione di circa 400mila abitanti.
Nell’ordinanza emessa all’inizio del mese di marzo dal commissario straordinario, che momentaneamente amministra il comune di Serra San Bruno, risulta che «Vista la nota datata 28 febbraio 2011 allegata al verbale redatto in data 1 marzo 2011 dai Nas di Catanzaro, acquisito da questo Ente con prot. 3029 dell’1 marzo 2011, da cui si evince che i risultati delle analisi effettuate sul campione di acqua prelevato in data 24 febbraio 2011 dal Ctu nominato dal Tribunale di Vibo Valentia nel serbatoio di acqua denominato “Castagnari” non risultano conformi al D. Lgs. n. 31/2001».
Come si ricordava nell’assemblea del 15 marzo, dato che, di conseguenza alle analisi svolte dai Nas il serbatoio d’acqua denominato "Castagnari" è stato chiuso, come mai l’acqua distribuita nelle abitazioni continua a non essere potabile?
Il fatto di non aver chiarito sulle analisi svolte che hanno portato alla chiusura del suddetto serbatoio, ha portato i membri del Coordinamento delle Serre per il diritto all’acqua, a redigere un documento da presentare al commissario straordinario del Comune di Serra e al resto degli addetti ai lavori, all’interno del quale venivano posti dei punti di seguito riportati:

Il Comitato pretende, che si dia risposta concreta a quanto di seguito indicato. Riporteremo una serie di punti e di richieste, nati dal contributo di tutte le parti sociali riunite in assemblea il 15 marzo 2011, per venire a capo dell’inquinamento dell’acqua dell’invaso dell’Alaco. Emerge il dubbio che il lago Alaco, invaso artificiale gestito da Sorical, sia totalmente inadatto all’erogazione di acqua potabile, anche se trattata. Si presume dunque che le visibili schiume grigie, l’odore nauseante e quant’altro presente nell’invaso, rendono oramai l’acqua non idonea all’uso umano come tra l’altro ne risulta d’obbligo nelle emesse ordinanze comunali.
Ne è vietato dunque, sia l’uso domestico che commerciale. L’utenza è costretta ad avere contatti con il mortale elemento, anche se non ne assume nella propria abitazione. Gli esercizi commerciali, panifici, bar, ristoranti, pizzerie, e altri lavoratori quali contadini, allevatori ecc., in pratica non possono utilizzare l’acqua per portare avanti le proprie attività.
Anzitutto vogliamo che sia messa in chiaro la dizione “uso umano”: possiamo lavare i Nostri figli? Possiamo mandarli in piscina? O gli stiamo procurando un cancro? Possiamo rimanere nel nostro paese o siamo costretti ad andar via?
La zona delle Serre è ricca di aziende produttrici di pregiate acque minerali. Queste stesse acque arrivavano nei nostri rubinetti fino al 2001. Che cosa è successo da allora? Dovremmo ammalarci perché qualcuno ne tragga profitto?
Noi siamo stanchi. Non ci stiamo. Lotteremo civilmente. Il paese è fermo e determinato. Andremo avanti con qualsiasi mezzo lecito a nostra disposizione. Chiediamo in una pubblica assemblea, un incontro con il commissario prefettizio durante il quale, alla cittadinanza venga spiegato: il vero motivo della non potabilità. Di che natura sono le sostanze inquinanti, biologica, fisica o chimica?         Quali azioni sono state intraprese da parte delle istituzioni sia per tutelare la nostra salute e sia per individuare i responsabili di queste gravi e reiterate criticità?
Nell’immediatezza, per gestire l’emergenza chiediamo:
autobotti per servire la popolazione disagiata che non riesce ad approvvigionarsi acqua potabile. Immediato esonero dei pagamenti dell’acqua per i periodi interessati all’inquinamento, da intendersi come un minimo di risarcimento a fronte dei costi sostenuti dai cittadini per l’approvvigionamento esterno, che ogni cittadino è costretto a compiere. Sempre a rischio di non incappare in una fonte libera inquinata.


Durante la suddetta assemblea pubblica, è stata lanciata la prima mobilitazione popolare, ed è stato scelto come luogo per la protesta, il piazzale antistante il palazzo comunale. Il 25 marzo quindi, con l’ausilio di un volantino esplicativo e di un messaggio audio reperito a tutti gli abitanti di Serra San Bruno e dintorni, si passa alla prima mobilitazione popolare. Per la stessa, i membri del coordinamento avevano previsto una serie di interventi pubblici - ai quali avrebbero potuto partecipare cittadini, rappresentanti politici e non, - a partire dalle ore 19. Nel primo pomeriggio è stato invece allestito un gazebo per la raccolta delle firme, che sarebbero in seguito state allegate ad una petizione popolare al fine dell’ottenimento delle richieste fatte nel documento. Dopo la buona partecipazione della popolazione per la raccolta delle firme, si è passati alla fase degli interventi pubblici per cercare la giusta via per la soluzione del problema.
Per l’occasione, è stata nuovamente offerta la disponibilità di tutte le parti politiche, che hanno espresso il loro impegno per la soluzione del problema. All’introduzione di alcuni dati tecnici da parte del Coordinamento, che vaglierebbero la possibilità di contrarre malattie anche mortali - il cloro ad esempio, importante agente chimico utilizzato nella depurazione dell’acqua, combinandosi con sostanze organiche produrrebbe sostanze a loro volta cancerogene tra cui cloroformio, broformio - è seguito il dibattito pubblico.
Singolare è stata la presa di posizione di tanti cittadini, che in prima persona hanno voluto esprimere il loro disappunto, temendo per l’emergenza sanitaria e sottolineando l’impossibilità di muoversi per l’approvvigionamento dell’acqua, della quale ne è vietato "l’utilizzo al consumo umano".
Tra i partecipanti al dibattito dell’assemblea pubblica, c’è chi ha indirizzato le responsabilità alla politica (sia a livello locale che a livello regionale), non mancando di ricordare che nella gestione dell’acqua, la parte pubblica è rappresentata dalla Regione Calabria, che detiene il 53% sulla co-partecipazione, mentre il restante appartiene alla Sorical.
I rappresentanti politici, non hanno nascosto le difficoltà di potere essere completamente autonomi riguardo la gestione dell’acqua pubblica, tenendo conto della scarsa produzione di litri al secondo dei serbatoi di proprietà del comune. In pratica, su un fabbisogno di circa 20 litri di acqua per secondo, gli unici due serbatoi  (Castagnari e Scorciatina) funzionanti a livello comunale, arriverebbero a picchi di disponibilità di acqua al secondo pari a 7 litri.
Tra le possibilità espresse alla cittadinanza presente all’assemblea, si ricordano quelle riguardanti la costruzione di opere pubbliche per la captazione delle acque, date le innumerevoli risorse idriche a disposizione del territorio.
I costi sarebbero comunque copiosi, e per potere destinare finanziamenti alla realizzazione delle stesse, (compito questo che spetta alla politica), si dovrebbe ricorrere a finanziamenti comunitari. Intanto, non poco sarebbe il risparmio annuo di denaro, se si recedesse dal rapporto con la Sorical, che per la gestione dell’acqua pubblica percepisce 250mila euro annui.
Con una buona partecipazione pubblica, ma con un ancora notevole bagaglio di perplessità, il Coordinamento in chiusura ha ricordato la grande mobilitazione generale prevista per il 27 marzo presso il piazzale della diga Alaco.
E proprio domenica 27 marzo, una delegazione di un centinaio di cittadini, assieme ai membri del Coordinamento delle Serre per il diritto all’acqua, hanno promosso un sit-in presso l’incriminato invaso dell’Alaco. Qui, i manifestanti hanno partecipato ad un confronto, interno ed esterno, direttamente coi dipendenti della Sorical. Mentre i cittadini chiedevano spiegazioni riguardo il mancato decreto di revoca delle ordinanze comunali che limitano "l’utilizzo umano dell’acqua", i membri del Coordinamento, effettuavano un sopralluogo presso l’impianto di potabilizzazione delle acque dell’Alaco.
In sostanza, quando è stato chiesto ai tecnici Sorical perché non venisse rispettata la Carta dei Servizi, (facente riferimento al DPCM 27 gennaio 1994 “Principi sull’erogazione dei servizi pubblici” e del DPCM 29 aprile 1999 recante lo “Schema generale di riferimento per la predisposizione della Carta del Servizio Idrico Integrato”), gli stessi hanno risposto, in un modo alquanto paradossale. Innanzi tutto, la Carta dei Servizi, "si configura come un vero e proprio patto con gli Utenti, destinato a consentire loro di conoscere e partecipare ai processi di riorganizzazione del servizio idrico e di ottimizzazione della gestione aziendale. Permette di verificare e controllare che gli standard di qualità e quantità, contrattualmente garantiti, siano effettivamente raggiunti e rispettati".
«L’utente può far valere la Carta dei Servizi - hanno sostenuto i dipendenti della Sorical - solo ed esclusivamente nei confronti del Comune, verso il quale detengono il contratto di utenza per il servizio idrico». In questo modo balordo di intendere i rapporti legali tra le parti, l’utente, che sarebbe legato indirettamente alla Sorical, ci rimette sempre e comunque, per il semplice fatto di non essere coinvolto nella visione delle analisi svolte dalla parte privata. Ad ogni modo, sembra che anche il Comune ad oggi, non sia veramente a conoscenza di quale sia la vera causa della non potabilità dell’acqua, o meglio non voglia dirlo. Infatti, come si ricordava sopra, l’ultima ordinanza di limitazione dell’utilizzo dell’acqua è stata emessa di conseguenza ad analisi svolte dai Nas di Catanzaro sotto l’incarico della Procura di Vibo Valentia.
Sempre un dipendente della Sorical, nella persona dell’ing. Ricciuto, interrogato durante la manifestazione del 27 marzo, ha sostenuto che «le analisi svolte dai Nas di Catanzaro non sarebbero attendibili perché sono state fatte nei vari serbatoi a pelo d’acqua, dove è normale una cospicua consistenza della componente batteriologica». Si ricorda, che di conseguenza alle analisi svolte dai Nas, oltre al parametro batteriologico, è stata rilevata l’alta presenza di ferro e manganese.
Ed in merito a questo dato, Sorical risponde che «la presenza di ferro e manganese nei vari serbatoi, compreso quello di "Tiro a segno" che fornisce acqua alla città di Vibo, è una conseguenza del mal funzionamento dell’impianto elettrico, avvenuto il 24 febbraio a causa della forte nevicata».
Fatto sta, che se il problema fosse di natura effimera, ad oggi le ordinanze dei comuni sarebbero state revocate.
Sempre nell’ambito della manifestazione del 27 marzo, i membri del Coordinamento, al ritorno dal sopralluogo presso l’impianto di potabilizzazione, hanno parlato di «visita guidata montata ad hoc per l’occasione» e in più si sono espressi con un’altra serie di interrogativi quali: «Se per Serra San Bruno che conta una popolazione di 7mila abitanti c’è bisogno dai 20-22 litri di acqua al secondo, di quanta acqua si necessita per tutta la popolazione che usufruisce dell’invaso? Detto questo, se l’impianto di potabilizzazione della Sorical riesce a fornire 300 litri di acqua al secondo più 100 derivanti dalle sorgenti, da dove prende l’altra acqua per soddisfare le esigenze di tutto il territorio?».
Approfittando della venuta del presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti, giunto a Serra nella serata di domenica 27 marzo per un incontro con i rappresentanti locali del Pdl, finita la manifestazione, il Coordinamento ha chiesto allo stesso quali siano i provvedimenti ad oggi adottati dalla politica per superare il problema dell’acqua. Nello specifico, un rappresentante del movimento "Rete di difesa del territorio Franco Nisticò", nella persona di Francesco Svelo, ha posto al governatore della regione la seguente domanda: «Stamattina, siamo stati presso l’impianto di potabilizzazione della Sorical e questa ha dichiarato, che le acque, che escono fuori dalle sue tubazioni nel momento in cui vengono immesse nella rete idrica sono pure. Lei sa che uno dei provvedimenti che ha fatto la Regione è stato quello di abolire le Ato, contando però di costituirne una che si occupasse in generale del territorio. Ad oggi, cosa sta facendo la politica per risolvere il problema dell’acqua?»
Il presidente della Regione ha asserito che «la Regione Calabria sta allestendo un tavolo riguardo la situazione dell’acqua, al quale prenderanno parte i vari sindaci interessati, le Asp, l’Arpacal, la Sorical e altri addetti ai lavori, per affrontare la cosa nel migliore dei modi».
Subito dopo la manifestazione suddetta, i membri del Coordinamento hanno ottenuto un incontro per il giorno seguente (28 marzo) col prefetto di Vibo Valentia Maria Luisa Latella, al fine di presentare delle richieste per ottenere risultati concreti a favore dei cittadini. Al termine dell’incontro, il Coordinamento ha redatto una serie di punti a mo’ di comunicazione per i cittadini, per rendere pubblico quanto è stato ottenuto finora:

Dopo le due manifestazioni indette dal Comitato, con la grande presenza di cittadini e di forze associative e politiche, presenti, sia all’assemblea pubblica che domenica sulla diga Alaco,

è successo quanto segue:

·         La delegazione  formata dai membri del Coordinamento e da quasi tutti i rappresentanti politici e associazioni di volontariato presenti sul territorio, riscontrava una elusione da parte dei tecnici della Sorical alle domande poste dal Comitato, glissando su alcuni punti da noi ritenuti importantissimi, come sapere qual è l’effettivo bacino d’utenza servito dal lago Alaco.
·         Come mai il problema della potabilità dell’acqua si riscontra solo da tre - quattro  anni circa, in sospetta coincidenza con l’erogazione nelle condutture dell’acqua della diga?
·         Come mai sulla riva del lago si formava una schiuma grigiastra, consistente e densa, che rendeva nere le rocce a contatto?
Noi riteniamo che il risultato della visita all’impianto sia una ulteriore presa in giro nei confronti dei cittadini serresi, perché quanto scritto sulla loro bacheca faceva pensare che l’impianto fosse stato ripulito per la visita.

·         L’incontro con il Prefetto è stato delucidante e proficuo, riguardo la nostra richiesta di poter visionare le ultime analisi effettuate dagli organi competenti. Ci ha messo a conoscenza delle indagini in corso da parte della procura di Vibo Valentia che sono tuttora secretate. Garantendo  la visione delle stesse non appena le indagini si saranno concluse.
·         Per quanto riguarda le nostre richieste di mettere a disposizione della popolazione serrese un’autobotte per i soggetti che ne hanno bisogno (anziani, disabili) ha risposto che si prodigherà assieme al commissario Prefettizio per ottenerla.
·        Il commissario Prefettizio ha già dato disposizione agli uffici competenti di ridurre le tariffe dell’acqua relative alla bollettazione 2010, per i periodi interessati dalla crisi idrica. A tal riguardo faranno fede le ordinanze sindacali del 2010 che proibivano l’uso dell’acqua potabile.

Dopo questa grande battaglia portata avanti assieme agli altri movimenti territoriali nazionali, l’Italia tutta, attraverso il referendum di una anno fa (12 e 13 giugno) ha deciso di dire no allo sfruttamento da parte dei privati del sommo bene quale è l’acqua.

Oggi, tutti i cittadini di Serra San Bruno e della Provincia di Vibo festeggiano, per l’avvenuto sequestro dell’invaso dell’Alaco da parte della Procura della Repubblica di Vibo Valentia.

Adesso comincia la vera sfida, una sfida che necessariamente tutti devono abbracciare. Costi quel che costi, le strutture pubbliche necessarie ai fini dell’approvvigionamento dell’acqua vanno costruite subito. I provvedimenti devono essere repentini e, trovando la giusta fonte, non si deve badare a spese, perché la vita di un essere umano vale molto più di una poltrona politica. Basta con le ambizioni di potere. La Sorical e la gestione privata delle acque, fino ad oggi sono esistite perché i vari consigli di amministrazione hanno ospitato le eminenze politiche, che per mere ambizioni economiche e di potere si sono permesse il lusso di giocare con la vita dei propri concittadini. NON AVVELENATECI PIÙ!!!

Nessun commento:

Posta un commento