lunedì 22 luglio 2013

LE DONNE DI ALVARO SECONDO MICHIENZI - Un saggio postumo del regista catanzarese





di ANDREA TRAPASSO

«LE DONNE serbano le tradizioni, conoscono i pensieri riposti degli uomini. Per esse il mondo è sensibile, per esse arrivano le stagioni nuove e le ore di riposo. L’uomo le ascolta come la voce dei suoi campi, delle sue città, delle sue leggende, delle sue guerre, delle sue generazioni vittoriose e vinte...». Scriveva così Corrado Alvaro in “Quasi una vita”, l’opera che gli valse il Premio Strega nel 1951. In queste poche righe è possibile intuire l’importanza che la figura femminile abbia avuto nella sua poetica, venendo spogliata dalla sua misera condizione esistenziale e posta nel gradino più alto della scala dei valori. A guidarci nella concezione e nella rappresentazione della figura femminile nell’opera dello scrittore reggino, è un saggio inedito del compianto regista teatrale catanzarese Pino Michienzi, pubblicato postumo, qualche mese fa, da La Rondine edizioni.

mercoledì 10 luglio 2013

AL LUNGOFIUME BOULEVARD É COVATTA SHOW - Risate a non finire e tanti spunti di riflessione per lo spettacolo del comico napoletano




di ANDREA TRAPASSO



COSENZA - «Se non fai parte della soluzione fai parte del problema». Una preghiera finale, quasi un monito affinché ciascuno di noi rifletta sul ruolo che l’uomo ha nel mondo e su quanto dalla sua azione dipenda la distruzione o meno del pianeta che abitiamo. È con questa frase che si è concluso lo spettacolo di Giobbe Covatta al Lungofiume Boulevard di Cosenza, per un sabato sera all’insegna delle risate travolgenti ma anche di una spietata autocritica su quello che l’essere umano e la società sono diventati oggi, negli anni Duemila. E in quella frase, in cui il comico napoletano abbandona l’ironia e la verve comica che avevano caratterizzato l’ora e mezza di monologo per essere direttamente incisivo, sta racchiusa l’essenza di tutto lo spettacolo che ha richiamato in riva al Crati centinaia di spettatori.

Diversamente da quanto preannunciato, nella versione cosentina del “Recital” di Covatta, c’è poca Africa, quello che è uno degli argomenti più cari all’artista partenopeo. Il filo conduttore è invece quello del riscaldamento globale e della distruzione del pianeta, problematica non di poca importanza al giorno d’oggi. È intorno a questo tema che Covatta ha deciso di proporre la sua arguta analisi dell’uomo di oggi, tracciando un profilo a 360 gradi della società moderna. Il tutto senza abbandonare la sua travolgente comicità, fatta di figure e descrizioni grottesche, di situazioni esilaranti, di dialoghi simulati tra personaggi, reali e non, la cui maschera di ilarità nasconde un volto fatto di meschinità  e contraddizioni. Il tutto condito da un linguaggio colorito, ma mai volgare, e della cadenza napoletana del comico che già di per sé non può non strappare un sorriso. Nessuna sbavatura, nessun “buco” nella lunga esposizione di  Covatta. Tutto funziona e si incastra alla perfezione. Il pubblico non smette una attimo di ridere, gli applausi in corso d’opera non si contano.

martedì 21 maggio 2013

PAROLE AL VENTO/17 - "Sconosciute rotte"

Fasi della vita che si chiudono, porte sbattute in faccia, speranze vissute attraverso buchi di serratura, sbarrati poi con un asciugamano. Bagnato. Forzi la porta, si riapre lo spiraglio. Spii. Intravedi la luce. Si richiude con prepotenza. Spiragli si aprono e si chiudono sulla nostra vita. Quando si chiudono fanno male, sono schiaffi, colpi, deludenti fallimenti, boli difficili da deglutire e ancor di più da digerire. Ma quelli che si aprono... quelli che si aprono sono comunicazioni con l'infinito, con l'insieme del possibile, con ciò che è potenziale, che da qualche parte esiste, a prescindere dalla reale contingenza. E quando ciò accade, è bello lasciar andare libera la fantasia, spingerla ai confini di atmosfere utopiche, di selve eteree. L'utopia spesso serve. Tanto. Meta da continuare a perseguire. A Qwst qualcuno lo scrisse anche su una guida, francese, al termine di un viaggio privo di obiettivi e barriere. E allora continuò, continuò a lasciarsi abbagliare da uno sguardo, a perdersi su una pelle rosea, ambrata dopo il sole, a navigare, navigare, navigare... per giungere, almeno con la mente e con il suo essere più nascosto, a quello che può essere un naufragio. O un dolce, dolcissimo approdo...

a.t.

domenica 28 aprile 2013

PAROLE AL VENTO/16 - "Amidi"

Qwst stirava. Sullo sfondo quel documentario che guardava con superficialità. Sigaretta in bocca e il bicchiere di vino a portata di mano, si accaniva su quelle maledette camice, che non ne volevano sapere di rispettarlo.
"Furono pochi gli elefanti di Annibale che riuscirono a passare le montagne..."
 Pensava a quando guardava da bambino sua madre stirare, a quel ferro  che scivolava come se fosse oleato, a quella canzone fischiettata con amore, al solito richiamo "vieni ad abbottonarmi le camice", che lo infastidiva perché lo distoglieva dai suoi giochi ma che lo avrebbe infastidito altrettanto se non fosse arrivato.
"Questa sera parliamo di cucina con la birra..."
Pensava alle bruciature sulle mani nodose di quella donna che lo aveva messo al mondo, mani capaci di essere dure nelle percosse e dolci al contempo, non nelle carezze, rare da un certo punto in poi, ma nel fare i nodi di una busta ricca di provviste, nello stringere il tappo dei barattoli di sugo, nel massaggiare con olio un torcicollo... anche quando giunse la malattia, che quelle mani trasformò in fonte di dolore.
"Straordinaria la Valle dei Templi di Agrigento..."
Pensava ai pochi viaggi  di quella donna, per lo più in occasioni di visite mediche e funerali, e anche quando erano eventi lieti, sempre macchiati da quella strana ostinazione del dover per forza trovare il brutto di ogni cosa. Gli vennero in mente  episodi comunque da ricordare... la paura di un traghetto, una persona a cui si ricambiava il saluto facendo finta di conoscerla, una gita tramandata nei racconti...
"Sono sempre più i donatori di organi in Italia..."
Pensava alla fatica di una vita, alle occasioni mancate, a un marito particolare, alle liti con una scopa, a quella parola di troppo che feriva, e a quella mancante, che feriva allo stesso modo, alle lacrime in una proclamazione di laurea, alle notti in un lettone restio ad accoglierlo, ai consigli dati dall'alto di un'ignoranza "pratica", a una solitudine atavica, alle mille e una sofferenze di una vita che avrebbe meritato di essere riconosciuta come "migliore"...
Arbore lanciò all'improvviso un "benvenuti a quelli della notte", una sorta di amarcord come quello in cui i pensieri di Qwst erano caduti..
Le maledette camice continuavano a non volerne sapere. Forse aveva bisogno di un po' d'amido... o forse semplicemente di mettere in  pratica quello che aveva imparato. E continuò ad affrontare le pieghe di una notte ancora troppo lunga...

a.t.

domenica 21 aprile 2013

PAROLE AL VENTO/15 - "Stimoli e anestesie"

Qwst si svegliò con uno strano benessere addosso, come da diverso tempo ormai più non capitava. La lotta contro l'insonnia e l'irrequietezza notturna con la quale conviveva da mesi quel mattino non faceva sentire il suo peso. Forse la piacevole serata trascorsa in compagnia stava facendo sentire il suo lascito positivo. Giacché anche quella piccola menzogna, che lo aveva fatto addormentare con una specie di ombra sul suo animo tracimante sensazioni, gli sembrava ora, alla luce del sole, quel che realmente era, un veniale peccato di orgoglio. Non era vero che l'aveva osservata mentre pagava alla cassa. Gli era sfuggito. Per quanto lui coltivasse queste strane abitudini, queste insolite "passioni", in quell'occasione se l'era persa. Distratto in quel momento da chissà quale dei suoi soliti pastrocchi mentali, forse perso a osservare i capelli di quello strano tipo. Ma lì per lì non aveva saputo confessarglielo. Aveva preferito proseguire nel gioco del "non te lo voglio dire", per non sembrare del tutto idiota.
Ma il mattino fa sempre osservare tutto con un'ottica diversa e di solito le ombre tendono a svanire. E quella era svanita. Perché tutto il resto di lei e di quella serata Qwst non se l'era perso. Sorrise. 
Sorrise ripensando a quello sguardo intenso, genuino, a tratti da bambina. Come da bambina erano alcune espressioni a cui quello sguardo faceva da cornice. Uno sguardo che rivelava mondi altri rispetto all'apparente inaccessibilità che in altri contesti ella dimostrava. Uno sguardo che rivelava, senza vergogna, quei fantasmi che spesso ci accompagnano. Fantasmi fatti di fragilità, di insoddisfazioni e di sogni a volte irrealizzati, proibiti. 
Sorrise perché si era dimostrata aperta al confronto. Caso raro, almeno per Qwst che quotidianamente si scontrava con  persone in cui non riusciva a vedere altro che alterigia e superbia, davanti alle quali si sentiva sempre in una condizione di inadeguatezza o sottomissione.
Sorrise immaginandola presa nella letteratura di quel bestseller. "Bisogna leggere tutto senza pregiudizi" aveva detto. Cavolo, quante volte Qwst lo aveva pensato nelle sue letture e quante volte aveva evitato di parlarne ad altri, quasi se ne dovesse vergognare. Finalmente aveva capito che non ne aveva motivo.
Sorrise  al pensiero di quella tosse, che le impediva a tratti di parlare ma che almeno le aveva permesso di rubargli pian piano il suo cocktail, contro ogni buon proposito di non bere.
Ma Qwst sorrise soprattutto per se stesso. Si rese conto di una cosa a cui lì per lì non aveva dato peso. La  semplice presenza di lei, il semplice essere lì a chiacchierare, a scambiarsi impressioni, discutere su un libro, su un lavoro amato e odiato, su una batteria troppo rumorosa, gli aveva fatto praticamente dimenticare di aver perso quei maledetti documenti,  carte e tessere da cui la nostra vita oggi è così dipendente. Se fosse capitato in un altro momento, Qwst avrebbe dato di matto, si sarebbe abbandonato alla disperazione. Invece in quel momento non gli interessava di nulla, se non di quell'angolo di locale.
Aveva avuto la sua dose di anestesia alla paranoia. 
"Ci sono ancora persone in grado di farti stare bene" si disse Qwst. E si alzò con quel sorriso verso una nuova giornata di routine...

a.t. 

venerdì 22 marzo 2013

PAROLE AL VENTO/14 - "Pompieri"

Partono tutti incendiari e fieri ma quando arrivano sono tutti pompieri... anche quando incontrano altri pompieri. Il che è una colpa, da qualsiasi parte lo si guardi. Perché se si passa al pompieraggio per indole, è triste, molto triste. Ma se l'uniformarsi al pompieraggio è dovuto al fatto che il proporsi da piromani era solo frutto di un momento, era solo perché trascinati dalla furia dell'occasione, dalla mancanza di un diversivo al normale del quotidiano, senza una base in alcun modo solida... questo non è solo triste, ma è povero. E di quella povertà che non è una virtù...

a.t.

sabato 16 marzo 2013

PAROLE AL VENTO/13 - "Sotto cenere"


I grandi nomi non hanno l'aspetto del fuoco, ma piuttosto vivono sotto cenere, nei meandri dell'anima dove la vita è più comprensibile che altrove... Sì, perché l'esame di coscienza sulla vita, quando ti tocca, ti arriva da una profonda riflessione... forse filosofica... nella quale ti rintani, al focolare, come nel caso dell'assoluta scoperta cartesiana del Cogito. La morte del collega Alessandro Bozzo fa pensare ad una persona che ultimamente, incapace di darsi spiegazioni sulle stranezze della vita e del mondo, ha scelto una conseguente fatalità... La sua "Figura Triste" mi ricorda tanto la "Triste Figura" di un altro grande giornalista lasciatoci anzitempo: Enzo Vellone! Che come Alessandro è stato cenere... ma di quella che il fuoco lo annienta!! GRANDI!

Bruno Greco

venerdì 15 marzo 2013

VERSO UN DATA CENTER ECO-COMPATIBILE - La rivoluzione di Eco4Cloud, dall'Unical al mondo



di ANDREA TRAPASSO
 
COSENZA – Dall’Università della Calabria, passando da  Telecom Italia, per giungere a  Mailup, la piattaforma di email marketing più scelta in Italia per l'invio di email, newsletter e sms. Alla base, un software che permette di rendere i data center ecocompatibili, con un risparmio di energia elettrica che può variare dal 20 al 60%. Ecco sintetizzata la scalata di Eco4Cloud, startup creata da quattro giovani ricercatori dell’Unical che con il suo lavoro è sempre più vicina a rivoluzionare il mondo dei data center verso la frontiera della sostenibilità energetica, senza tuttavia intaccare, ma casomai migliorare,  il livello di efficienza e di alta qualità delle prestazioni.
Occorre intanto inquadrare l’argomento  e il problema di discussione. In un mondo in cui tutto è ormai digitalizzato e le informazioni, i dati, le comunicazioni passano in bit attraverso pc e reti, il data center è una delle risorse più critiche  di un’azienda che utilizzi le infrastrutture IT. Esso è letteralmente la “sala macchine” costituita dai diversi server, fisici e virtuali,  che gestiscono il funzionamento delle reti informatiche e in cui confluiscono tutti i dati aziendali. Il boom della tecnologia IT ha portato alla diffusione esponenziale dei data center e la necessità, per le grandi aziende e compagnie, di dotarsi di strutture sempre più grandi. Il che ha fatto sorgere un altro problema: un enorme consumo di energia elettrica, con delle spese enormi e, di conseguenza, un enorme impatto ambientale in termini di emissioni di Co2. I dati sono eloquenti.
I data center sul pianeta consumano annualmente il 3% dell’energia elettrica utilizzata (la stessa percentuale usata dal settore aeronautico) pari a 120 miliardi di Kw/h, per una  spesa quantificata in 10 miliardi di dollari e con 70 milioni di tonnellate di Co2 emesse. Per equilibrare tali emissioni è stato stimato servano 5.000.000 di ettari di foresta pluviale. In un’epoca di emergenza energetica quale quella in cui si trova la Terra, queste cifre rischiano di rappresentare un vero e proprio disastro.
Una soluzione alla limitazione di questi consumi, almeno nel settore dei data center, arriva dalla Calabria, dal ponte dell’Unical. Perché è proprio in questi termini che interviene Eco4Cloud. Come? I quattro giovanissimi ricercatori, osservando il comportamento delle formiche (i cui movimenti e la gestione della loro tana sono apparentemente senza strategia, ma in realtà basati su un rigido sistema di logica e di efficienza energetica) hanno messo a punto un software basato su un algoritmo in grado di intervenire sulla gestione dei data center limitandone gli sprechi, in media, del 35 %.  Il funzionamento di Eco4Cloud si basa sull'assunto che in un data center si utilizzano un gran numero di server al di sotto delle loro potenzialità e che un server scarico consuma comunque circa il 70% dell’energia che consuma quando è a pieno carico. Il software interviene su questo aspetto: consolida il flusso di dati su il minore numero possibile di server, spegnendo o mettendo in stand-by, gli altri server superflui, abbattendo così il consumo di energia elettrica.
«Il vantaggio è anche un altro – spiega Raffaele Giordanelli, amministratore delegato  di Eco4Cloud – quello che con il nostro software la gestione del data center è quasi del tutto automatizzata, con la conseguente riduzione dei costi di amministrazione, monitoraggio e aggiornamento».  Un’intuizione, quella dei quattro giovani ricercatori calabresi, tanto semplice quanto innovativa e rivoluzionaria. E il successo non si è fatto attendere. Telecom Italia, che ha una bolletta energetica di circa 400 milioni di euro, ha subito deciso di sperimentare la soluzione della startup cosentina su un data center di bari (32 server). Il test pilota ha dato il verdetto: il 35% di risparmio energetico. «Ora stiamo definendo i dettagli dell’accordo commerciale» spiega soddisfatto Giordanelli.
Ma all’inizio di quest’anno un nuovo riconoscimento per Eco4Cloud. MailUp, una delle società leader di email marketing, con sede a Milano ma presente a livello internazionale con la controllata MailUp Inc di  San Francisco, ha progettato Green Email Cloud, un data center ad alta densità ed efficienza energetica con espandibilità illimitata, in cui Eco4Cloud trova concreta applicazione. Si parte con un data center di Cremona (300/400 server) e l’iniziativa è finanziata dalla regione Lombardia.
«I nostri sforzi e i nostri sacrifici sono pian piano premiati – dice Giordanelli – ora l’obiettivo è quello di esportare il nostro progetto fuori dall’Italia, cominciando da Inghilterra e Stati Uniti». Negli occhi di Giordanelli sembrano quasi intravedersi la “F” di Facebook o la “G” di Google, colossi dell’It che utilizzano milioni e milioni di server. Dall’Unical al mondo, grandi e ambiziosi obiettivi, dunque, e le basi sembrano possibili. Perché quando si parla di eccellenza, pensare in grande si può. Anche in Calabria.
 


IL CAMMINO DI UN'ECCELLENZA TUTTA CALABRESE
Eco4Cloud, startup calabrese ospitata dal Technest, incubatore d’impresa dell’Unical, nasce sul finire del 2010 come progetto di ricerca del Cnr di Cosenza (Icar- Istituto di Calcolo e Reti ad Alte Prestazioni), grazie al lavoro di quattro giovani dalle grandi aspettative. Si tratta di Raffaele Giordanelli, Carlo Mastroianni, Agostino Forestiero e Giuseppe Papuzzo, ai quali si aggiungeranno in seguito Ivana Pellegrino (già amministratrice di un’azienda informatica di Cosenza) e Domenico Talia (direttore dell’Icar-Cnr). Essi decidono di applicare sul campo i loro studi sugli algoritmi bio-ispirati, elaborando un’intelligenza artificiale ispirata ai comportamenti osservabili in natura, che mira a rendere eco-sostenibili le infrastrutture informatiche.
E così inizia l'avventura. Nel 2011 la partecipazione e la premiazione alla StartCup Calabria, successivamente il successo al  Working Capital di Telecom Italia, competendo con 2.139 idee di impresa. L'innovazione portata dal progetto Eco4Cloud suscita l'interesse delle grandi aziende e così nel 2012 due colossi dell'informatica, quali dPixel e Principia, decidono di investire nella startup calabrese,  con  un round seed di 300.000 euro. Al contempo si iniza una partnership con Cisco Systems Italia che è valsa la partecipazione congiunta a Smau 2012. L'iniziativa vale un grosso successo anche Oltreoceano: arriva il premio come "Best Data Center Infrastructure Solution" durante la conferenza sul cloud computing Up-Start 2012 a San Francisco. Nel 2013 Eco4cCoud ha raccolto un fondo da 1.500.000 euro da parte di Principia SGR per esportare il suo software all'estero.
Dalla Calabria quindi l'apertura al mondo. La cosa importante rimane sempre la valenza di un'idea e una mentalità in grado di andare ogni oltre difficoltà. «Fare impresa in Calabria è difficile – spiega il giovane ad di Eco4Cloud, Raffaele Giordanelli – il mercato è ristretto, occorre puntare quindi a idee che siano esportabili su un piano nazionale o addirittura mondiale». Naturalmente rimane il problema della "forza" economica, che per la maggior parte dei giovani resta comunque un limite invalicabile. In questo senso fondamentale è il supporto che deve dare il mondo dell'università, per permettere alle proprie eccellenze di poter osare, sviluppando i propri progetti. È proprio questo che, all'Unical,  fa il Technest, l'incubatore d'impresa. «Le società qui ospitate, compresa la nostra – spiega Giordanelli – sono quasi tutte delle aziende spin-off dell'Università: utilizziamo le strutture messeci a disposizione e in cambio ripaghiamo con il lavoro che l'università stessa riversa su di noi». Un cammino a braccetto, quello tra mondo accademico e mondo d'impresa, che in altri paesi è un qualcosa di consueto, ma che qui in Italia stenta ancora ad affermarsi come percorso fondamentale per lo sviluppo di nuove idee.
«Grazie a questo sistema – ci illustra ancora Giordanelli – abbiamo avuto la possibilità di compiere dei passi che diversamente sarebbero stati economicamente impossibili. L'università  – specifica – ha comunque da guadagnarci, perché nel momento in cui qualcosa di valido viene realizzato all'interno dell'Ateneo, questo diventa una vera vetrina per l'università stessa». Una vetrina quanto mai necessaria per l'Università della Calabria, che potrà così attirare studenti anche da altre regioni e colmare quest'ultimo gap che la separa dalle altre grandi università italiane.

Fonte: Il Quotidiano della Calabria

giovedì 7 marzo 2013

"IL LIBRO CARTACEO? SARÀ SUPERATO" - L'intervista integrale ad Antonio Tombolini, il fondatore di Simplicissimus Book Farm





di ANDREA TRAPASSO

COSENZA –  Quando nel 2006 Antonio Tombolini decide di dare vita ufficialmente a Simplicissimus Book Farm, il processo di trasformazione del mondo editoriale è ancora in fase embrionale e seppur i venti che sferzano in fatto di digitale stiano iniziando a scuotere anche questo mondi, di ebook, di reader,  di biblioteche digitali e simili ancora si parla poco o niente. L’intuizione di Tombolini, dopo la ventennale esperienza editoriale,  fu quella di porsi la domanda che i fatti poi avrebbero confermato da lì a poco: non sarà che all’editoria libraria e periodica debba capitare quel che è già capitato alla musica con la transizione al digitale della sua fruizione?”.

VERSO UNA SCUOLA APERTA AL DIGITALE - A Cosenza la quarta edizione dell'Ebook Camp





di ANDREA TRAPASSO

COSENZA – È possibile avere una scuola aperta all’utilizzo delle nuove tecnologie? Una didattica che travalichi i limiti delle tradizionali forme, del cartaceo, degli zaini da 15 chili, delle centinaia d’euro che ogni anno le famiglie devono sborsare per i propri figli?  È un percorso lento, graduale, da molti osteggiato. Ma sì, è possibile. È questo che emerge dalla due giorni dell’Ebook Camp, la manifestazione sull’editoria digitale che è stata di scena, per la sua quarta edizione, nella città dei Bruzi lo scorso fine settimana e che ha visto la partecipazione addetti ai lavori e semplici appassionati, coinvolti nel sistema della “Bar Camp”, la non conferenza in cui tutti hanno potuto portare la propria testimonianza o la propria idea.