domenica 6 gennaio 2013

Il Pd e le sue contraddizioni. Dopo la farsa del "Decreto liste pulite" il dovere morale dei partiti. Posizioni ambigue di Nicodemo Oliverio ed Enza Bruno Bossio



di BRUNO GRECO


La farsa del "Decreto liste pulite" è risultata alla fine un provvedimento virtuoso da parte del Governo Monti. In sostanza, nessun politico (passato e presente) che ha avuto problemi con la Giustizia rientra nella morsa del Decreto. Infatti, il testo che prevede i criteri di incandidabilità riporta che saranno esclusi coloro che hanno subìto «condanne definitive a più di due anni per delitti di allarme sociale (mafia e terrorismo) e contro la Pubblica Amministrazione (corruzione, concussione, peculato), nonché chi è stato condannato a più di due anni per delitti non colposi per i quali sia prevista una pena non inferiore nel massimo a 4 anni, (stalking, voto di scambio, aggiotaggio, reati fiscali, ecc.)».

Una mossa studiata a tavolino, come se prima della stesura del testo, parlamentari e senatori abbiano confessato le loro condanne per rientrare nei termini di legge. Anche Berlusconi ne esce pulito. Un plauso per il Governo Monti!

«Auspico ‒ sottolineava infatti la presidente della Commissione Giustizia di Montecitorio Giulia Bongiorno ‒ che i partiti si dimostrino ancora più rigorosi della legge approvata, prevedendo regole e limiti ben più stringenti sulle candidature». Quanta premura!? Prima si prevede la legge ad hoc e poi, per uscirne puliti, si attinge alla "Questione Morale". Come il politico che per non dare risposte fa riferimento al tecnico e viceversa. Che ci volete fare, a ciascuno il suo ruolo!

Pertanto, il Pd, in vista delle nuove Politiche, dovrebbe dare delle risposte riguardo la posizione ambigua di alcuni candidati usciti dalle Parlamentarie. Avranno fatto riferimento alla "Questione morale":



Partendo dalla nostra regione, ci ritroviamo così:



Nicodemo Oliverio (Crotone) imputato per Bancarotta Fraudolenta; Enza Bruno Bossio (Cosenza) unita col "fedele" Adamo dall’inchiesta Why Not; Francantonio Genovese (Messina), recidivo in fatto di Conflitto di Interesse; Vladimiro Crisafulli (Enna) rinviato a giudizio per Abuso d’Ufficio e noto per tessere rapporti con la Mafia; Antonio Papania (Alcamo) ha patteggiato per reati di Abuso d’Ufficio; Ludovico Vico (Taranto) intercettato nell’inchiesta Ilva; Antonio Luongo (Potenza) rinviato a giudizio per Corruzione; Giovanni Lolli (L’Aquila) prescritto per reato di Favoreggiamento; Andrea Rigoni (Massa) prescritto per Abuso Edilizio; Bruna Brembilla (Milano) già citata in un’indagine per rapporti con la ’Ndrangheta.

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