di
BRUNO GRECO
La farsa del "Decreto liste pulite" è risultata alla fine un provvedimento virtuoso da parte del Governo Monti. In sostanza, nessun politico (passato e presente) che ha avuto problemi con la Giustizia rientra nella morsa del Decreto. Infatti, il testo che prevede i criteri di incandidabilità riporta che saranno esclusi coloro che hanno subìto «condanne definitive a più di due anni per delitti di allarme sociale (mafia e terrorismo) e contro la Pubblica Amministrazione (corruzione, concussione, peculato), nonché chi è stato condannato a più di due anni per delitti non colposi per i quali sia prevista una pena non inferiore nel massimo a 4 anni, (stalking, voto di scambio, aggiotaggio, reati fiscali, ecc.)».
Una
mossa studiata a tavolino, come se prima della stesura del testo, parlamentari
e senatori abbiano confessato le loro condanne per rientrare nei termini di
legge. Anche Berlusconi ne esce pulito. Un plauso per il Governo Monti!
«Auspico
‒ sottolineava infatti la presidente della Commissione Giustizia di
Montecitorio Giulia Bongiorno ‒ che i partiti si dimostrino ancora più rigorosi
della legge approvata, prevedendo regole e limiti ben più stringenti sulle
candidature». Quanta premura!? Prima si prevede la legge ad hoc e poi, per
uscirne puliti, si attinge alla "Questione Morale". Come il politico
che per non dare risposte fa riferimento al tecnico e viceversa. Che ci volete
fare, a ciascuno il suo ruolo!
Pertanto,
il Pd, in vista delle nuove Politiche, dovrebbe dare delle risposte riguardo la
posizione ambigua di alcuni candidati usciti dalle Parlamentarie. Avranno fatto
riferimento alla "Questione morale":
Partendo
dalla nostra regione, ci ritroviamo così:
Nicodemo Oliverio (Crotone) imputato per Bancarotta Fraudolenta; Enza
Bruno Bossio (Cosenza) unita col
"fedele" Adamo dall’inchiesta Why Not; Francantonio Genovese (Messina), recidivo in fatto di Conflitto di
Interesse; Vladimiro Crisafulli
(Enna) rinviato a giudizio per Abuso d’Ufficio e noto per tessere rapporti con
la Mafia; Antonio Papania (Alcamo)
ha patteggiato per reati di Abuso d’Ufficio; Ludovico Vico (Taranto) intercettato nell’inchiesta Ilva; Antonio Luongo (Potenza) rinviato a
giudizio per Corruzione; Giovanni Lolli
(L’Aquila) prescritto per reato di Favoreggiamento; Andrea Rigoni (Massa) prescritto per Abuso Edilizio; Bruna Brembilla (Milano) già citata in
un’indagine per rapporti con la ’Ndrangheta.
Nessun commento:
Posta un commento